Papa Francesco : La famiglia naturale va tutelata

 

Papa Francesco difende la vita e la famiglia tradizionale davanti al Corpo diplomatico

Tutti sanno che la dottrina cattolica si fonda su di una triplice fonte: la sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento), la Tradizione e il sommo Magistero della Chiesa. Così per esempio insegna la Costituzione dogmatica Dei Verbum (1965) ai numeri 9 e 10.

E’ altresì evidente che i dogmi della fede, una volta promulgati dall’autorità ecclesiale, non possono poi variare di una virgola. Il Credo per esempio, sintesi di molte verità della fede cristiana, è per sua natura  immutabile. Potrebbe eventualmente essere integrato da altre verità, ma non può essere espunto in nessuna delle sue affermazioni. Altrimenti la Chiesa di oggi, contraddirebbe quella di ieri, e quella di domani annullerebbe la fede di quella di oggi.

Per fare qualche esempio recente, dopo che Pio IX ha proclamato solennemente il dogma della Immacolata Concezione di Maria (1864), evidentemente esso è entrato a far parte, per sempre, del deposito della fede. E nessun papa successivo potrà mai abrogarlo e cancellarlo dalla dottrina cattolica. Lo stesso per il dogma dell’Assunzione di Maria in cielo, promulgato da papa Pio XII (1950).

 

Alcuni però credono che le verità della morale, al contrario, siano variabili. E che la Chiesa potrebbe accettare oggi, ciò che riteneva inaccettabile ieri. Così, le frange più ‘avanzate’ del cattolicesimo credono che la Chiesa, oggi o in futuro, finirà per accettare il divorzio, l’aborto, l’eutanasia o il matrimonio gay.

Ma chi pensa così non si rende conto che se la morale fosse evolutiva essa sarebbe sempre sterile e mai certa, e il peccato di oggi, diverrebbe un atto buono dopodomani, annullando logicamente ogni precetto, norma e legge. Cristo però ha dichiarato perenni i 10 Comandamenti dati a Mosè sul Monte Sinai. E tutti e 10 varranno infallibilmante fino alla fine del mondo, senza alcuna evoluzione possibile.

Papa Francesco, come da tradizione, ha ricevuto ieri i numerosi membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e ha tenuto loro un discorso importante, riportato in parte da molti organi di stampa. Ciò che i mass media più diffusi hanno omesso di citare però è proprio ciò che ci pare di maggior rilievo.

Il Pontefice infatti dopo aver ricordato, che “la Santa Sede non mira ad altro che a favorire il benessere spirituale e materiale della persona umana e la promozione del bene comune”, ha dato una sua peculiare e articolata lettura della notoria Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. Arrivando ad affermare che, secondo la sua interpretazione, “vi è dunque una significativa relazione fra il messaggio evangelico e il riconoscimento dei diritti umani, nello spirito degli estensori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Proprio quella Dichiarazione, spesso usata in senso relativista e laicista, sarebbe a giudizio di Francesco una garanzia in termini di diritti umani autentici e non di quelli, abusivi e a geometria variabile, che le lobby cercano di imporre ai parlamenti dei Paesi di mezzo mondo.

Il Papa conosce però il problema della lettura data comunemente a quella Dichiarazione ed infatti così aggiunge emblematicamente: “soprattutto in seguito ai sommovimenti sociali del ‘Sessantotto’, l’interpretazione di alcuni diritti è andata progressivamente modificandosi, così da includere una molteplicità di ‘nuovi diritti’, non di rado in contrapposizione tra loro. Ciò non ha sempre favorito la promozione di rapporti amichevoli tra le Nazioni, poiché si sono affermate nozioni controverse dei diritti umani che contrastano con la cultura di molti Paesi, i quali non si sentono perciò rispettati nelle proprie tradizioni socio-culturali, ma piuttosto trascurati di fronte alle necessità reali che devono affrontare. Vi può essere quindi il rischio – per certi versi paradossale – che, in nome degli stessi diritti umani, si vengano ad instaurare moderne forme di colonizzazione ideologica dei più forti e dei più ricchi a danno dei più poveri e dei più deboli”.

Ma le affermazioni meno banali e più utili del Discorso nel contesto della colonizzazione ideologica di cui sopra sono altre. Anzitutto la chiara difesa della vita umana, a cui le legislazioni abortiste hanno dichiarato guerra. “A settant’anni di distanza [dalla Dichiarazione dell’Onu], duole rilevare come molti diritti fondamentali siano ancor oggi violati. Primo fra tutti quello alla vita, alla libertà e alla inviolabilità di ogni persona umana. Non sono solo la guerra o la violenza che li ledono. Nel nostro tempo ci sono forme più sottili: penso anzitutto ai bambini innocenti, scartati ancor prima di nascere; non voluti talvolta solo perché malati o malformati o per l’egoismo degli adulti”.

Tutti quei teologastri e quei politici, a volte qualificati come cattolici, i quali credevano ad una evoluzione della Chiesa in tema di aborto dovranno ricredersi alla svelta. D’altra parte, se l’aborto era immorale nell’antichità, nel medioevo o nella prima metà del Novecento, come potrebbe essere oggi un atto moralmente accettabile?

Ancora più tagliente forse ciò che Francesco ha affermato riguardo alla famiglia e alla sua crisi attuale. Ascoltiamolo. “Il diritto a formare una famiglia, quale «nucleo naturale e fondamentale della società [che] ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato», è infatti riconosciuto dalla stessa Dichiarazione del 1948. Purtroppo è noto come, specialmente in Occidente, la famiglia sia ritenuta un istituto superato. Alla stabilità di un progetto definitivo, si preferiscono oggi legami fugaci. Ma non sta in piedi una casa costruita sulla sabbia di rapporti fragili e volubili. Occorre piuttosto la roccia, sulla quale ancorare fondamenta solide. E la roccia è proprio quella comunione di amore, fedele e indissolubile, che unisce l’uomo e la donna, una comunione che ha una bellezza austera e semplice, un carattere sacro e inviolabile e una funzione naturale nell’ordine sociale. Ritengo pertanto urgente che si intraprendano reali politiche a sostegno delle famiglia, dalla quale peraltro dipende l’avvenire e lo sviluppo degli Stati. Senza di essa non si possono infatti costruire società in grado di affrontare le sfide del futuro”.

Non solo il Pontefice ha difeso la santità e la necessità dell’istituto familiare, ma ha esplicitamente dichiarato che la famiglia è composta da un uomo e una donna (matrimonio eterosessuale monogamico) e che deve inquadrarsi in “un progetto definitivo” (contro divorzio, convivenze instabili, concubinato, etc.).

Speriamo che le istanze che contano, a cui il Papa si è indirizzato, non facciano ancora una volta orecchi da mercante riguardo agli auspici, utili e costruttivi per tutti, che provengono dalla Santa Sede.

 

Fabrizio Cannone

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