Papa Francesco ha tenuto oggi una nuova udienza giubilare in Piazza San Pietro parlando dell’elemosina come aspetto essenziale della misericordia. Può sembrare una cosa semplice fare l’elemosina – ha esordito – ma dobbiamo fare attenzione a non svuotare questo gesto del grande contenuto che possiede. Infatti, il termine ‘elemosina’, deriva dal greco e significa proprio ‘misericordia’. L’elemosina, quindi, dovrebbe portare con sé tutta la ricchezza della misericordia. E come la misericordia ha mille strade, mille modalità, così l’elemosina si esprime in tanti modi, per alleviare il disagio di quanti sono nel bisogno”.
Dio esige un’attenzione particolare per i poveri
“Il dovere dell’elemosina è antico quanto la Bibbia. Il sacrificio e l’elemosina erano due doveri a cui una persona religiosa doveva attenersi. Ci sono pagine importanti nell’Antico Testamento, dove Dio esige un’attenzione particolare per i poveri che, di volta in volta, sono i nullatenenti, gli stranieri, gli orfani e le vedove”.
Lodare Dio con l’elemosina
E a braccio ha aggiunto: “Nella Bibbia questo è un ritornello continuo, eh? Il bisognoso, la vedova, lo straniero, il forestiero, l’orfano: è un ritornello. Perché Dio vuole che il suo popolo guardi a questi fratelli nostri. Ma, io dirò che sono proprio al centro del messaggio: lodare Dio con il sacrificio e lodare Dio con l’elemosina”.
La carità richiede un atteggiamento di gioia interiore
Quelli che si giustificano per fare l’elemosina
A braccio ha aggiunto: “E quanta gente giustifica sé stessa di dare l’elemosina dicendo: ‘Ma, come sarà questo, questo a cui io darò andrà a comprare vino per ubriacarsi!’. Ma se lui si ubriaca, è perché non ha un’altra strada! E tu cosa ne fai di nascosto? Che nessuno vede… E tu sei giudice di quel povero uomo che ti chiede una moneta per un bicchiere di vino?”
Non distogliere lo sguardo dal povero e Dio non distoglierà da te il suo
“Mi piace ricordare l’episodio del vecchio Tobia – ha proseguito – che, dopo aver ricevuto una grande somma di denaro, chiamò suo figlio e lo istruì con queste parole: «A tutti quelli che praticano la giustizia fa’ elemosina. […] Non distogliere lo sguardo da ogni povero e Dio non distoglierà da te il suo» (Tb4,7-8). Sono parole molto sagge che aiutano a capire il valore dell’elemosina”.
Guardare negli occhi la persona che mi sta chiedendo aiuto
“Gesù – ha proseguito – come abbiamo ascoltato, ci ha lasciato un insegnamento insostituibile in proposito. Anzitutto, ci chiede di non fare l’elemosina per essere lodati e ammirati dagli uomini per la nostra generosità: “Fai in modo che la tua mano destra non sappia quello che fa la sinistra”. Non è l’apparenza che conta, ma la capacità di fermarsi per guardare in faccia la persona che chiede aiuto. Ognuno di noi può domandarsi: ‘Io sono capace di fermarmi e guardare in faccia, guardare negli occhi, la persona che mi sta chiedendo aiuto? Sono capace?”.
Elemosina non è dare una moneta offerta in fretta
“Non dobbiamo identificare, quindi, l’elemosina con la semplice moneta offerta in fretta, senza guardare la persona e senza fermarsi a parlare per capire di cosa abbia veramente bisogno. Allo stesso tempo, dobbiamo distinguere tra i poveri e le varie forme di accattonaggio che non rendono un buon servizio ai veri poveri. Insomma, l’elemosina è un gesto di amore che si rivolge a quanti incontriamo; è un gesto di attenzione sincera a chi si avvicina a noi e chiede il nostro aiuto, fatto nel segreto dove solo Dio vede e comprende il valore dell’atto compiuto”.
Elemosina è dare qualcosa che costa sacrificio
A braccio ha detto: “Fare l’elemosina anche deve essere per noi una cosa che sia pure un sacrificio. Io ricordo una mamma: aveva tre figli, di sei, cinque e tre anni più o meno. E sempre insegnava ai figli che si doveva dare l’elemosina a quelle persone che la chiedevano. Erano a pranzo, ognuno stava mangiando un filetto alla milanese, come si dice nella mia terra, ‘impanato’. E bussano alla porta, il più grande va ad aprirla e viene dalla mamma: ‘Mamma, c’è un povero che chiede da mangiare, cosa facciamo?’. ‘Ma gli diamo – i tre – gli diamo?’. ‘Bene, prendi la metà del tuo filetto, tu prendi l’altra metà, tu l’altra metà, e ne facciamo due panini’. ‘Ah no, mamma!’. ‘Ah, no? Tu dà del tuo. Tu dai quello che ti costa’. Questo è il coinvolgersi con il povero. Io mi privo di qualcosa di mio per dartela a te. E ai genitori, attenti: educate i vostri figli a dare così l’elemosina, a essere generosi con quello che hanno”.
Si è più beati nel dare che nel ricevere!
fonte:radiovaticana
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