Cristiani e musulmani rimangano uniti come fratelli, perché cessi ogni azione violenta “che sfigura il Volto di Dio”. Papa Francesco ha lasciato questo messaggio di pace alla comunità musulmana di Bangui, incontrata nella moschea della capitale centrafricana, penultimo atto della sua visita nel Paese. Il Papa ha auspicato che le prossime elezioni dimostrino una volontà di unità nazionale più forte delle divisioni interne. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Siamo fratelli”. Una frase rivoluzionaria, considerati i tempi dell’odio instillato dalla paura, dell’ostilità generata dal sospetto. “Tra cristiani e musulmani siamo fratelli”, afferma Papa Francesco senza ombra di paura e di sospetto. Le sue parole, pronunciate in italiano e tradotte passo passo, risuonano nella moschea di Koudoukou a Bangui. Cinque imam hanno accolto poco prima il Papa scortandolo al podio posizionato ai margini dell’area riservata alla preghiera.
Insieme diciamo no all’odio
“Tra cristiani e musulmani siamo fratelli. Dobbiamo dunque considerarci come tali, comportarci come tali (…) Dobbiamo dunque rimanere uniti perché cessi ogni azione che, da una parte e dall’altra, sfigura il Volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo interessi particolari, a scapito del bene comune. Insieme, diciamo no all’odio, no alla vendetta, no alla violenza, in particolare a quella che è perpetrata in nome di una religione o di Dio. Dio è pace, Dio salam”.
Grazie ai costruttori di pace
Francesco sa e ricorda a tutti che “cristiani, musulmani e membri delle religioni tradizionali hanno vissuto pacificamente insieme per molti anni” e che dunque un tale patrimonio di concordia non deve essere sperperato. Il Papa ha parole di grande apprezzamento per chi, tra i leader di entrambi le fedi, si è speso “per ristabilire – dice – l’armonia e la fraternità tra tutti”:
“Vorrei assicurare loro la mia gratitudine e la mia stima. E possiamo anche ricordare i tanti gesti di solidarietà che cristiani e musulmani hanno avuto nei riguardi di loro compatrioti di un’altra confessione religiosa, accogliendoli e difendendoli nel corso di questa ultima crisi, nel vostro Paese, ma anche in altre parti del mondo”.
Elezioni, momento di unità
Lo sguardo di Francesco si sposta concretamente sul passaggio istituzionale – le prossime elezioni presidenziali – una luce di democrazia in fondo al tunnel del conflitto che ha insanguinato la Repubblica Centrafricana. Che queste “consultazioni nazionali – auspica – diano al Paese dei responsabili che sappiano unire i centrafricani, e diventino così simboli dell’unità della nazione piuttosto che i rappresentanti di una fazione”:
“Vi incoraggio vivamente a fare del vostro Paese una casa accogliente per tutti i suoi figli, senza distinzione di etnia, di appartenenza politica o di confessione religiosa. La Repubblica Centrafricana, situata nel cuore dell’Africa, grazie alla collaborazione di tutti i suoi figli, potrà allora dare un impulso in questo senso a tutto il continente. Essa potrà influenzarlo positivamente e aiutare a spegnere i focolai di tensione che vi sono presenti e che impediscono agli Africani di beneficiare di quello sviluppo che meritano e al quale hanno diritto”.
fonte: radiovaticana
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