CITTA’ DEL VATICANO – Il traffico di esseri umani, arricchiscono coloro che fanno business con i viaggi della speranza che si tramutano in tragedie del mare , il commercio illegale di organi, le schiave del sesso, l’abuso fatto sui bambini facendoli diventare oggetto di violenze psicologiche e sessuali . La vergogna perpetrata è di diversa tipologia e di diversa natura e purtroppo molto diffusa, alimentata dalle potenti organizzazioni criminali con la compiacenza di numerosi governi locali corrotti e conniventi.
Le diverse religioni si sono mobilitate cercando di contrastare questi fenomeni di degrado dando vita in ogni angolo del mondo ad associazioni non governative cristiane che collaborano tra di loro . Papa Francesco l’anno scorso ha voluto ricevere in Vaticano un folto gruppo di responsabili religiosi che si battono contro il traffico di esseri umani. A distanza di mesi da quell’incontro è nato un sito ad hoc, www.endslavery.va, inaugurato in collaborazione con la Chiesa Anglicana: si tratta del primo sito per raccogliere dati, ricerche, studi, appuntamenti, testi legislativi licenziati da vari parlamenti.
Le cifre della tratta di esseri umani, invece, e del business legato alla prostituzione sono esorbitanti: 32 miliardi di dollari l’anno. Assieme a quello di armi e di stupefacenti, è uno dei traffici illeciti più lucrativi e coinvolge più di 12 milioni di adulti e bambini. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), sarebbero circa 12,3 milioni gli adulti e i bambini costretti al lavoro forzato e alla prostituzione coatta.
L’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) parla di circa 500mila donne, che ogni anno sono vittime di traffico prevalentemente per lo sfruttamento sessuale, immesse nel mercato dell’Europa Occidentale. Ma sarebbero almeno 2,7 milioni, secondo le Nazioni Unite, le vittime di tratta, di cui l’80 per cento è costituito da donne e minori, che vengono venduti annualmente nel mondo ai fini della prostituzione, della schiavitù o del matrimonio. Circa la metà sono bambine tra i 5 e i 15 anni. Buona parte arriva in Europa Occidentale, provenienti dai Paesi dell’Est. E una grossa percentuale, almeno per quanto riguarda l’Italia, dalla Nigeria