Il Papa usa un’immagine molto familiare, per chiarirci l’importanza del Sacramento della Riconciliazione, della Confessione: “Andare a confessarsi, non è andare alla tintoria, perché ti tolgono una macchia. No! È andare a incontrare il Padre, che riconcilia, che perdona e che fa festa”.
La Confessione, dunque, non dovrebbe essere vissuta come un momento in cui si è giudicati e umiliati, per le proprie colpe, ma come un incontro che riappacifica e consola.
E se ci chiedessimo quanto questo ci “costi”, agli occhi dell’altissimo, potremmo ricordare che “Non si deve pagare niente”, “Cristo ha pagato per noi”, dunque, “Non c’è peccato che Lui non perdoni (…). “Ma, padre, io non vado a confessarmi perché ne ho fatte tante brutte, tante brutte, tante di quelle che non avrò perdono …” No. Non è vero. Perdona tutto. Se tu vai pentito, perdona tutto”.
Come accadde al figlio prodigo, che il padre attese per far festa per il suo ritorno a casa, così sarà anche per noi, quando ci rivolgeremo al sacerdote (e, tramite lui, a Dio), per chiedere perdono di non esserci stati, di aver mancato, di aver peccato.
Antonella Sanicanti
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