Con questo non si vuole asserire che per diventare Santi o condurre un percorso luminoso nella fede non ci sia bisogno di un’istruzione laica e evangelica, ma che nutrirsi della parola sia l’unica azione fondante della vita cristiana, poi il credente può essere sia un luminare di medicina che un semplice operaio. Insomma Paolo VI voleva far comprendere che per guidare i fedeli non c’era bisogno di un attaccamento dottrinale alle parole del Vangelo ma l’esplicitazione delle stesse attraverso la vita di tutti i giorni.
Il 2 ottobre del 1974 papa Montini diceva in sede del Pontificio Consiglio le seguenti parole: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni”. A suo avviso le nuove generazioni, le prime arrivate dopo la crescita economica del dopo guerra, erano molto fragili ed avevano bisogno di avere attorno persone che irradiassero luce, dessero l’esempio corretto da seguire in un mondo che cominciava ad essere multiculturale e globalizzato. Continuando quel discorso, infatti, Paolo VI aggiunse: “Le nuove generazioni hanno particolarmente sete di sincerità, di verità, di autenticità. Esse hanno orrore del fariseismo in tutte le sue forme” e per tale ragione il Santo Padre spingeva i cardinali ed i sacerdoti ad abbandonare l’impostazione secolare e divenire essi stessi “Testimoni dell’invisibile”.
Luca Scapatello
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