“Il Padre tiene volto altrove lo sguardo, come se fosse l’uomo il più abbietto” questo il Cristo della Passione.
“Il Padre tiene volto altrove lo sguardo, come se fosse l’uomo il più abbietto. Parmi di sentirne tutti i lamenti del Salvatore. Oh! almeno l’uomo per il quale io agonizzo e per il quale io sono pronto a tutto abbracciare, mi fosse grato, mi ricompensasse con amore tanto mio penare per lui. Valutasse la preziosità del prezzo col quale io mi accingo a ricomprarlo dalla morte del peccato per dargli la vera vita dei figli di Dio”.
Il dolore del Cristo della Passione è reale e indescrivibile. Sembra che anche Dio gli abbia voltato le spalle. Quante volte, anche noi, facciamo l’esperienza della solitudine e ci sentiamo persi! Dimentichiamo che Dio aveva in serbo per il suo Figliolo la resurrezione e la vita eterna, sicuramente avrà qualcosa di altrettanto prezioso in serbo anche per noi.
Di lui si è tanto discusso, in passato, prima di riconoscerne la santità. Durante la sua vita terrena, soffrì molto, a causa dei segni della Passione che lo accompagnarono per gran parte della sua esistenza e che non smettevano di sanguinare.
Il Padre di Pietrelcina, però, soffrì anche a causa della Chiesa che, attraverso il Sant’Uffizio (oggi Congregazione per la Dottrina della Fede) si rifiutava di credere alle manifestazioni mistiche che lo riguardavano. Fu Giovanni Paolo II, eletto Papa, a sciogliere ogni riserva su di lui, spingendo avanti la sua causa di canonizzazione.
Antonella Sanicanti
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