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Padre Nostro: l’interpretazione di Benedetto XVI sulla tentazione

La nuova versione del ‘Padre Nostro’ ha fatto molto discutere in ambienti ecclesiastici ed anche i fedeli, ma come la pensa il papa emerito Benedetto XVI?

Sono in molti coloro i quali hanno criticato la modifica al testo del ‘Padre Nostro‘ approvata dalla Cei qualche giorno or sono. Per i conservatori, infatti, si tratta di un cambiamento inaccettabile, tanto che alcuni sacerdoti si sono detti contrari a modificare l’orazione nel corso delle loro cerimonie. I tradizionalisti si uniscono alle critiche ma per loro era già sbagliato non pronunciare la messa in latino, quindi continueranno a seguire la propria convinzione. Pare, dunque, che all’interno della Chiesa vi sia un fronte piuttosto variegato di opinioni riguardo al cambiamento da “Non indurci” a “Non abbandonarci” voluto da papa Francesco.

Modifica Padre Nostro: qual è l’interpretazione di Benedetto XVI?

A riguardo non si è espresso il papa emerito Benedetto XVI, questo infatti da tempo confida nel lavoro svolto dal suo successore e si è espresso pubblicamente solo per smentire le voci che lo vorrebbero in aperto conflitto con papa Francesco. Inoltre da poco il Santo Padre ha elogiato il lavoro compiuto da Ratzinger dicendo che lo spirito del papa emerito è attento ai problemi del tempo e capace di trarre insegnamenti per i contemporanei dalle Sacre Scritture.

Ciò nonostante i sostenitori dell’esistenza di un divario netto tra Francesco e Benedetto XVI hanno tratto spunto dalla recente modifica del Padre Nostro per rimarcare le differenze dottrinali esistenti tra i due pontefici. In effetti in uno scritto di qualche tempo prima intitolato ‘Gesù di Nazareth‘, Ratzinger esprimeva una differente interpretazione dell’indurci in tentazione, sostenendo che  volesse significare non affidarti troppo alle nostre capacità. Nello scritto infatti si legge: “Se tu decidi di sottopormi a queste prove, se – come nel caso di Giobbe – dai un po’ di mano libera al Maligno, allora pensa, per favore, alla misura limitata delle mie forze. Non credermi troppo capace. Non tracciare ampi i confini entro i quali posso essere tentato, e siimi vicino con la tua mano protettrice quando la prova diventa troppo ardua per me”.

Secondo l’interpretazione di Benedetto XVI, se Dio non permettesse al maligno di indurci in tentazione questa non esisterebbe. Sarebbe dunque Dio stesso a permettere al demonio di tentarci per metterci alla prova e stabilire in base al nostro comportamento se siamo fedeli al verbo oppure no. Dunque il “non indurci” sarebbe a questo punto una richiesta d’aiuto, un modo per ricordare a Dio che l’essere umano è fallace e, se sottoposto a troppa pressione, anche il più pio dei cristiani rischia di cadere.

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Luca Scapatello

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Luca Scapatello

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