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Padre Davids Bylesv rifiutò di salvarsi per aiutare gli altri . Il sacerdote rimase sul Titanic per salvare molte anime. Il suo corpo non fu mai trovato.

Quel sacerdote che la notte del 15 aprile 1912 pregò con i passeggeri del Titanic

In questi giorni, nel Regno Unito, stando a quanto afferma il settimanale cattolico britannico Catholic Herald, è stata lanciata una campagna per avviare il processo di canonizzazione del Reverendo Thomas Roussel Davids Byles, il sacerdote che rimase a bordo del Titanic e che pregò con i compagni di viaggio leggendo alcuni passi del Vangelo, per poi amministrare la confessione e impartire loro l’assoluzione.

Il giorno precedente l’impatto, più precisamente il 13 aprile, era Pasqua, e il giorno dopo, Lunedì dell’Angelo il reverendo, laureato a Oxford, anglicano per nascita e formazione, celebrò quella che sarebbe stata la sua ultima messa. Una signora che partecipò alla funzione e che riuscì a salvarsi ricordò come nell’omelia Don Byles avesse parlato del «naufragio spirituale che tutti ci minaccia» e della necessità, dunque, di «aderire alla fede come a un salvagente».

Parole rivelatesi certamente profetiche. In quella stessa notte, avvenne ciò che ingegneri e capitani di grande prestigio non avevano previsto, perché lo giudicavano impossibile: la parte sommersa di un iceberg tranciò il Titanic sotto la linea di galleggiamento. A nulla servirono i decantati compartimenti stagni e gli acciai più avanzati.
Sono molte le testimonianze, raccolte tra i superstiti, sulle ultime ore del sacerdote: resosi conto della tragicità della situazione, don Thomas Byles si impose la massima calma e si diede da fare con l’equipaggio perché l’imbarco nelle poche scialuppe avvenisse con ordine e rispettando il precetto del «prima le donne e i bambini» e poi i più giovani tra gli uomini.
Secondo i racconti di alcuni dei superstiti sembrerebbe che Padre Thomas Byles per ben due volte rifiutò un posto su una scialuppa di salvataggio: « Quando iniziò lo scontro – è riportato in una biografia di Byles curata da David J S Kay, Presidente Emerito della Edmundian Association – usciti dalle nostre cabine per vedere cosa fosse successo, lo vedemmo lungo il corridoio, con la mano alzata. Ci disse di stare calmi, dopodiché andò a dare la benedizione e l’assoluzione… Tutti noi fummo colpiti dal suo assoluto auto controllo. Iniziò la recita del rosario. Tutti pregavano, senza distinzione di religione. Come chiese di pregare, tutti lo fecero, sia cattolici che non ». Byles, ordinato sacerdote nel 1902 all’età di 32 anni, era stato invitato ad officiare il matrimonio di suo fratello William che si sarebbe dovuto tenere il 20 aprile 1912 a Brooklyn (New York) e per questa ragione decise di intraprendere un viaggio per New York a bordo del transatlantico più grande dell’epoca, il Titanic. E’ una delle 1.500 persone morte in seguito all’affondamento del Titanic, il 15 aprile 1912, e le sue azioni sono state elogiate da Papa Pio X che esattamente una anno più tardi, nel 1913, lo definì «un autentico martire della fede, per il rifiuto di salvarsi – salvando così altri – e un coraggioso testimone del Cristo». Il suo corpo non è mai stato recuperato.

Padre Graham Smith , il parroco della parrocchia Sant’Elena, a Chipping Ongar, nella contea di Essex, dove nel 1905 fu assegnato Byles, sta esortando l’intera comunità a pregare per don Byles affinché qualcuno segnali eventuali miracoli che si sono verificati in questi anni per sua grazia e intercessione.

A bordo del transatlantico inabissato nelle gelide acque del Nord Atlantico, oltre a Padre Thomas Roussel Davids Byles, vi erano altri due sacerdoti che donarono la loro vita in un eroico sacrificio. Padre Juozas Montvila, sacerdote nato nel 1885 in Lituania, il più giovane dei tre sacerdoti a bordo della nave. Egli era diretto negli Stati Uniti per servire le comunità pastorali di immigrati lituani a New York o Massachusetts. Al sacerdote, vittima della repressione religiosa degli zar russi del tempo, era stato proibito di esercitare il suo ministero nella sua patria.
Secondo la testimonianza di alcuni sopravvissuti anche Montvila ha “compiuto la sua missione fino alla fine”, rifiutando la possibilità di essere salvato e aiutando altri passeggeri a raggiungere le scialuppe di salvataggio. Il prete è considerato un eroe in Lituania.
Il secondo religioso annoverato è invece padre Joseph Peruschitz, sacerdote benedettino tedesco, in viaggio per gli Stati Uniti per ricoprire la carica di Direttore della principale scuola di formazione dei Benedettini in Collegeville, Minnesota. La drammatica notte del 15 aprile 1912, anche lui, come gli altri due sacerdoti, in quelle tragiche ore che precedettero l’affondamento cercò di dare supporto e speranza ai passeggeri rimasti a bordo.
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