Padre Amorth: Che ne pensa di Medjugorje?

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Intervista a Padre Gabriele Amorth

(Tratto della rivista Medjugorje di Torino)

Abbiamo intervistato Don Gabriele Amorth, che è stato uno dei primi ad
approfondire e divulgare le apparizioni della Regina della Pace, divenute
poi note in tutto il mondo. Quando esse iniziarono Don Amorth non era
esorcista; era direttore di un mensile mariano “Madre di Dio”, era
organizzatore di manifestazioni mariane, noto soprattutto per aver promosso,
nel 1959, la Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria”. Membro
della Pontificia Accademia Mariana Internazionale, era ritenuto uno dei
mariologi più competenti d’Italia.

Domanda:Don Amorth, quando ha incominciato a interessarsi delle apparizioni
della Madonna a Medjugorje?

Risposta: Potrei rispondere: subito. Le basti pensare che ho scritto il mio
primo articolo su Medjugorje nell’ottobre del 1981. Poi seguitai ad
occuparmene sempre più intensamente, tanto da scrivere oltre cento articoli
e tre libri in collaborazione.

D.:Ha creduto subito alle apparizioni?

R.:No, ma ho visto subito che si trattava di fatti seri, degni di essere
approfonditi. Nella mia qualità di giornalista professionista, specializzato
in mariologia, mi sentivo obbligato a rendermi conto dei fatti. Per
dimostrarle come subito vidi di trovarmi di fronte ad episodi seri e degni
di studio, le basti pensare che, quando scrissi quel mio primo articolo,
Mons. Zanic’, vescovo di Mostar, da cui dipende Medjugorje, era decisamente
favorevole. Poi divenne accanitamente contrario, come è contrario il suo
successore, da lui stesso richiesto dapprima come Vescovo Ausiliare.

D.: E’ stato molte volte a Medjugorje?

R.:Nei primi anni sì. Tutti i miei scritti sono frutto di esperienza
diretta. Avevo imparato a conoscere i sei ragazzi veggenti; avevo fatto
amicizia con padre Tomislav e in seguito con padre Slavko. Questi avevano
acquisito in me piena fiducia, per cui mi facevano partecipare alle
apparizioni, anche quando a queste venne escluso ogni estraneo, e mi
facevano da interprete per parlare con i ragazzi, che allora non conoscevano
ancora la nostra lingua. Interrogavo anche la gente della parrocchia e i
pellegrini. Ho approfondito alcune guarigioni straordinarie, in particolare
quella di Diana Basile; ho seguito molto da vicino gli studi medici che
vennero fatti sui veggenti. Furono per me anni entusiasmanti anche per le
moltissime conoscenze e amicizie che contrassi con persone italiane e
straniere: giornalisti, sacerdoti, responsabili di gruppi di preghiera. Per
un certo periodo fui considerato uno dei principali esperti; ricevevo
continue telefonate dall’Italia e dall’estero, per dar aggiornamenti e per
vagliare le notizie vere da quelle false. In quel periodo rinsaldai ancor di
più la mia amicizia con padre René Laurentin, stimato da tutti il principale
mariologo vivente, e ben più di me meritevole di aver approfondito e diffuso
i fatti di Medjugorje. Non nascondo anche una segreta speranza: che per
valutare la verità delle apparizioni venisse riunita una commissione di
esperti internazionali, a cui speravo di essere chiamato insieme a padre
Laurentin.

D.: Ha conosciuto bene i veggenti? Con quali di loro si sente più in
sintonia?

R.:Ho parlato con tutti loro, tranne che con Mirjana, la prima a cui
cessarono le apparizioni; ebbi sempre l’impressione di una totale sincerità;
nessuno di loro si era montata la testa, anzi, ebbero solo motivi di
sofferenza. Aggiungo anche un particolare curioso. Nei primi mesi, fino a
che mons. Zanic’ si dimostrò favorevole alle apparizioni, la polizia
comunista si era comportata con molta durezza verso i veggenti, verso i
sacerdoti della parrocchia e verso i pellegrini. Quando invece mons. Zanic’
si trasformò in deciso oppositore delle apparizioni, la polizia divenne
molto più tollerante. Fu un grande bene. Col passare degli anni il mio
rapporto con i ragazzi si è spento, tranne che con Vicka, quella che anche
in seguito ho continuato a contattare. Mi piace ricordare che il mio
principale contributo a conoscere e a far conoscere Medjugorje è stata la
traduzione di un libro che resterà per sempre uno dei documenti
fondamentali: “Mille incontri con la Madonna”. Si tratta della narrazione
dei primi tre anni di apparizioni, risultante da una lunga serie di
interviste tra il francescano padre Janko Bubalo e Vicka. Lavorai alla
traduzione insieme al croato padre Massimiliano Kozul, ma non fu una
semplice traduzione. Andai anche da padre Bubalo per chiarire molti passi
che risultavano oscuri e incompleti.

D.: Molti si aspettavano che i fortunati ragazzi si sarebbero consacrati a
Dio. Invece cinque di loro, quindi tranne Vicka, si sono sposati. Non è
stata una delusione?

R.: A mio parere hanno fatto benissimo a sposarsi, dato che si sentivano
inclinati al matrimonio. L’esperienza di Ivan in seminario fu un insuccesso.
I ragazzi chiedevano spesso alla Madonna che cosa avrebbero dovuto fare. E
la Madonna rispondeva invariabilmente: “Siete liberi. Pregate e decidete con
libertà”. Il Signore vuole da tutti che ci facciamo santi: ma per questo non
occorre vivere una vita consacrata. In ogni stato di vita ci si può
santificare e ognuno fa bene a seguire le sue inclinazioni. La Madonna,
continuando ad apparire anche ai ragazzi sposati, ha dimostrato chiaramente
che il loro matrimonio non costituiva ostacolo ai rapporti con lei e con il
Signore.

D.: Lei ha più volte affermato di vedere in Medjugorje una continuazione di
Fatima. Come spiega questo rapporto?

R.: A mio parere il rapporto è strettissimo. Le apparizioni di Fatima
costituiscono il grande messaggio della Madonna per il nostro secolo. Alla
fine della prima guerra mondiale, afferma che, se non si fosse seguito
quanto la Vergine ha raccomandato, sotto il pontificato di Pio XI sarebbe
incominciata una guerra peggiore. E c’è stata. Poi ha proseguito chiedendo
la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, se no. E’ stata forse
fatta nel 1984: tardi, quando già la Russia aveva sparso nel mondo i suoi
errori. Poi c’è stata la profezia del terzo segreto. Non mi ci fermo, ma
dico solo che non si è ancora realizzato: non c’è nessun segno di
conversione della Russia, nessun segno di sicura pace, nessun segno del
trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria.

In questi anni, specie prima dei viaggi a Fatima di questo Pontefice, il
messaggio di Fatima era stato quasi accantonato; i richiami della Madonna
erano rimasti disattesi; intanto la situazione generale del mondo si
aggravava, con una continua crescita del male: calo di fede, aborto,
divorzio, pornografia imperante, corso alle varie forme di occultismo,
soprattutto magia, spiritismo, sette sataniche. Era indispensabile una nuova
spinta. Questa è venuta da Medjugorje, e poi dalle altre apparizioni mariane
in tutto il mondo. Ma Medjugorje è l’apparizione-pilota. Il messaggio punta,
come a Fatima, sul ritorno alla vita cristiana, alla preghiera, al
sacrificio (ci sono tante forme di digiuno!). Punta decisamente, come a
Fatima, sulla pace e, come a Fatima, contiene pericoli di guerra. Credo che
con Medjugorje il messaggio di Fatima abbia ripreso vigore e non c’è dubbio
che i pellegrinaggi a Medjugorje superano e integrano i pellegrinaggi a
Fatima, e hanno gli stessi scopi.

D.: Si aspetta un chiarimento della Chiesa visto che la La
commissione teologica ha finito le sue indagini?

R.: Non mi aspetto proprio nulla. Ritengo che l’episcopato jugoslavo abbia già
detto l’ultima parola quando ha riconosciuto Medjugorje come luogo di
pellegrinaggio internazionale, con l’impegno che i pellegrini vi trovino
l’assistenza religiosa (Messe, confessioni, predicazione) nelle loro lingue.
Desidero essere chiaro. Occorre distinguere tra il fatto carismatico (le
apparizioni) e il fatto culturale, ossia l’accorrere di pellegrini. Un tempo
l’autorità ecclesiastica non si pronunciava sul fatto carismatico, salvo in
caso di imbrogli. E a mio parere non è necessario un pronunciamento che,
oltre a tutto, non impegna ad essere creduto. Se Lourdes e Fatima non
fossero state approvate, avrebbero l’identico afflusso. Ammiro l’esempio del
Vicariato di Roma, a proposito della Madonna delle Tre Fontane; è un
comportamento che ricopia i metodi del passato. Mai è stata riunita una
commissione per verificare se veramente la Madonna è apparsa o no al
Cornacchiola. La gente andava a pregare con insistenza alla grotta, per cui
essa è stata ritenuta luogo di culto: affidata ai francescani conventuali,
il Vicario si è preoccupato che i pellegrini ricevessero l’assistenza
religiosa, Messa, confessione, predicazione. Vescovi e cardinali hanno
celebrato in quel luogo, con l’unica preoccupazione di pregare e far
pregare.

D.:Come vede il futuro di Medjugorje?

R.: Lo vedo in crescente sviluppo. Non si sono moltiplicate solo le case di
accoglienza, come pensioni e alberghi; ma si sono moltiplicate anche opere
sociali stabili, e la loro costruzione è in crescendo. Del resto il bene che
deriva ai pellegrini di Medjugorje è un fatto che ho constatato in tutti
questi vent’anni. Conversioni, guarigioni, liberazioni da mali malefici, non
si contano e ne ho molte testimonianze. Perché anch’io guido a Roma un
gruppo di preghiera in cui, l’ultimo sabato di ogni mese, si vive un
pomeriggio così come lo si vive a Medjugorje: adorazione eucaristica,
spiegazione dell’ultimo messaggio della Madonna (che sempre ricollego a un
passo del Vangelo), rosario, S. Messa, recita del Credo con i sette Pater,
Ave Gloria caratteristici, preghiera finale. Partecipano sempre 700 – 750
persone. Dopo la mia spiegazione del messaggio si lascia spazio per
testimonianze o domande. Ebbene, ho sempre notato questa caratteristica di
chi va in pellegrinaggio a Medjugorje, ognuno riceve ciò di cui ha bisogno:
un’ispirazione particolare, una confessione che dà una svolta alla vita, un
segno ora quasi insignificante e talvolta miracoloso, ma sempre conforme al
bisogno della persona.

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