Ogni giorno con Maria, 9 gennaio. Antica misteriosa icona Mariana, terrificante intreccio con i sismi

Una bellissima icona della Madonna, attribuita addirittura all’evangelista San Luca, si trova a Camerino ma in una Chiesa ferita dal terremoto. Purtroppo non è la sola.

Nel 2016 le Marche sono state colpite duramente dal terremoto. Sono passati quasi otto anni ormai, ancora tante sono le persone che vivono in condizioni precarie e anche i luoghi di culto ne risentono ancora. Vi raccontiamo due storie.

Santa Maria in vista Camerino
Ogni giorno con Maria (Photo web source)

Un’icona della Madonna viaggia da Smirne a Camerino, ma il terremoto la cela ai devoti

Il terremoto colpisce l’icona Mariana

Il 9 gennaio a Camerino, in provincia di Macerata, tradizionalmente si festeggia la Manifestazione e traslazione dell’Immagine di Santa Maria in Via. Questa bellissima icona fu portata da Smirne a Camerino dai Crociati guidati dal Capitano Pieragostino e dal 1350 è esposta alla pubblica venerazione.

La Chiesa è veramente incantevole ma purtroppo è anche martire, vittima più volte dei terremoti. Già nel 1997 fu pesantemente danneggiata, ci vorranno ben 10 anni per riaprirla al culto. Ma solo nove anni per vederla nuovamente danneggiata e chiusa al pubblico per il sisma del 24 agosto 2016. Danni notevoli interni e campanile crollato.

Ma andando indietro nel tempo è terrificante l’intreccio con i sismi. Anche la venerazione della sacra immagine risente dei terremoti. Nel 1703 la terra tremò e il popolo si affidò all’intercessione di Maria venerata nell’icona lucana.

Furono salvi, se ne ricordava il prodigio il 14 gennaio. 1799, un nuovo sisma, ancora pericolo scampato grazie all’intercessione della Vergine. E così accadrà ancora. Il popolo è tanto provato da questi fatti quanto consolato dalla costante presenza del Signore che si prende cura di loro per l’intercessione di Maria e li aiuta sempre nonostante tutto

Santuari inagibile e Messe in tendoni

Madonna delle Vergini Macerata
Madonna delle Vergini Macerata (Photo web source)

Se da un alto è da lodare la resilienza delle popolazioni colpite dai terremoti, la solidarietà che puntualmente si attiva, giovani che accorrono, cibo, medicine e vari soccorsi che chiunque può si mobilita a inviare, dall’altra spaventano i lenti tempi della burocrazia per cui il sisma dura pochi attimi ma la vita delle persone cambia per sempre. Si per sempre perché vivere per dieci anni e più in case provvisorie non è un’esperienza che si può mai dimenticate.

Proprio nei momenti difficili accade che ci si affidi a Qualcuno di superiore per chiedere forza, protezione, luce. Gli eventi estremi spesso fanno intensificare il bisogno di Dio. La cosa più naturale è andare a cercarlo nei luoghi di culto. E se anche quelli sono danneggiati, chiusi e “abbandonati”, le persone sono doppiamente ferite.

Tante le storie che si possono raccontare ne scegliamo una per tutte. È quella dei fedeli del Santuario delle Vergini a Macerata, a pochi passi da Camerino, ma colpita dallo stesso sisma del 2016. Per anni i fedeli si trovano a celebrare Messe e Sacramenti in un tendone dove d’estate è caldissimo e d’inverno si gela, dove tra i partecipanti alle funzioni si registrano anche topi e insetti. Qui la comunità è viva e vivace. Non si arrende, prega e lavora.

Denunciare per non abbandonare

Coccodrillo Santa Maria delle Vergini
Coccodrillo Santa Maria delle Vergini (Photo web source)

Hanno scritto anche al Presidente Mattarella e al ministro Sangiuliano per sollecitare aiuto. La chiesa contiene anche opere di Tintoretto, un’icona della Madonna dei Vergini e un coccodrillo imbalsamato la cui storia è interessante. Si racconta che stesse facendo strage di bambini quando per intercessione della Vergine, un contadino per salvare la propria figlioletta azzannata dal terribile animale, lo uccise e in riconoscenza lo fece imbalsamare e donò alla Chiesa.

Ma il santuario versa in condizioni pietose. È stata effettuata la messa in sicurezza ma comunque non è accessibile. Per continuare a vivere i momenti di vita comunitaria si è ricorso a questa grande tenta il cui allestimento è stato a spese della comunità, come anche il riscaldamento. Ma nonostante questo la vita parrocchiale prosegue e tante solo le attività che si svolgono.

Questo ci fa richiamare l’attenzione sulla necessità di non abbandonare le popolazioni colpite da qualsiasi calamità naturale. Chi ha fede sa che “tutto concorre al bene di chi ama il Signore”, come ci ricorda San Paolo ma anche che tutti siamo corresponsabili dei nostri fratelli e sorelle. La prima cosa che possiamo fare è pregare, poi aiutare materialmente chi è nel bisogno e dare voce alle denunce affinché le istituzioni sblocchino la lenta burocrazia e intervengano per ricostruire e ridare alle persone sogni, futuro e luoghi dove pregare.

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