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Oggi 9 settembre, San Pietro Claver | Opera miracoli perfino di resurrezione

San Pietro Claver, non è stato solo un protagonista della storia della santità, ma anche un attore di rilievo nella storia della civiltà.

Svolse il suo apostolato missionario nell’odierna Colombia nel periodo della terribile tratta degli schiavi. Al quale rispose con vera carità cristiana, soccorrendo materialmente e spiritualmente gli schiavi deportati dall’Africa.

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Pietro Claver nasce in Spagna nel 1580, studia dai Gesuiti a Barcellona, poi entra lui stesso nella Compagnia di Gesù. Si prepara al sacerdozio nel convento di Maiorca, dove ha per compagno e ispiratore un altro Santo come Alfonso Rodriguez.

Non spicca per le doti intellettuali, ma il suo zelo apostolico fa intravedere i in lui un ottimo predicatore per gli «indiani», vale a dire gli indigeni americani, umiliati e torchiati dai conquistatori europei e sfruttati dall’incipiente colonialismo.

Ma per i Gesuiti gli «indiani» sono creature di Dio, persone con una infinita dignità. Non bestie da lavoro – quando non carne da macello – come ritenevano invece gli schiavisti. Lo provano queste parole di Alfonso Rodriguez: «Le anime degli schiavi hanno un valore infinito, il valore del sangue di Gesù, mentre le ricchezze delle Indie non valgono niente».

La partenza per la Colombia

La vocazione di Pietro Claver matura alla luce di questi insegnamenti. Così chiede, prima ancora diventare sacerdote, di potersi imbarcare e partire alla volta dell’America centrale.

Già durante la traversata, a bordo della nave, inizia la sua opera. Una volta sbarcato in Colombia sale fino a Bogotà per completare i suoi studi teologici. Dopo l’ordinazione sacerdotale si dedica anima e corpo all’apostolato nel grande porto atlantico di Cartagèna, dal clima rovente e quasi intollerabile per un europeo.

Ma le cose sono cambiate in fretta. Adesso i più bisognosi di aiuto non sono più gli indiani. È cominciata la tratta dei negri. E Cartagena svolge un ruolo cruciale nel traffico di esseri umani, essendo il maggior porto di smistamento degli schiavi, razziati dall’Africa. Ogni anno vi giungevano almeno 12-14 navi negriere cariche di schiavi, malgrado i vari pronunciamenti papali come la bolla Veritas Ipsa (1537) di Paolo III che scomunicava gli schiavisti, un divieto ribadito da diversi altri suoi successori.

Quarant’anni al servizio degli schiavi

Per quasi quarant’anni San Pietro Claver si dedicherà totalmente agli schiavi, operando in condizioni di straordinario disagio. Ai voti della Compagnia di Gesù, ne aggiunge uno speciale: quello di dedicare tutta la sua vita alla conversione dei neri. Suggella la sua promessa firmandosi «Pietro Claver, servo degli etiopi per sempre» (etiopi era il termine usato genericamente dagli spagnoli per indicare le popolazioni nere).

All’arrivo delle navi negriere si precipita con ceste piene di pane, frutta, dolci e bevande. Sale a bordo delle navi negriere assieme alle autorità mediche per portare conforto e le prime cure agli schiavi malati e infreddoliti. In quelle stive ributtanti e maleodoranti, dove nessun europeo metteva piede, lui passa le ore in ginocchio presso i morenti, abbracciato ai malati. A nessuno nega il suo aiuto, intercede presso i «padroni» convincendoli a comportarsi più umanamente.

Operatore di miracoli

Opera miracoli (si parla perfino di casi di resurrezione), coi malati che si contendono ogni oggetto che gli sia appartenuto: la veste di Pietro finisce presto per sfrangiarsi tutta perché tutti cercano di prenderne un frammento. Gli rubano il mantello per avvolgerci i lebbrosi o per farne un guanciale per i morenti. Poi glielo riportano, ringraziandolo, per l’avvenuta guarigione.

Davanti al suo confessionale si formano file lunghissime. E il suo apostolato si estende anche ai lebbrosi e ai condannati, ai quali cerca di procurare cibo e medicine, sistema loro i letti. Vince la ripugnanza per la lebbra baciando le piaghe dei malati, per far capire a tutti cosa significasse la dignità dei figli di Dio.

La malattia, la morte e la canonizzazione

Si ammala gravemente, forse di peste, nel 1650. Muore a 74 anni, nel 1654, sul campo delle sue fatiche, dopo aver battezzato e portato alla fede centinaia di migliaia di schiavi. E soprattutto era riuscito a mitigare le loro condizioni di vita, rendendole meno proibitive. Riscattando così, almeno in parte, l’indicibile vergogna dello schiavismo.

Nel 1888 papa Leone XIII lo canonizza assieme al suo antico ispiratore Al-fonso Rodriguez. Otto anni dopo la Chiesa lo proclama «patrono universale delle missioni tra le popolazioni negre».

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Preghiera a San Pietro Claver

O Dio, con il dono di una carità e pazienza eroiche hai reso forte nel servizio degli infelici san Pietro Claver, fattosi schiavo degli schiavi; concedi anche a noi, per sua intercessione, di cercare Gesù Cristo nel nostro prossimo, amandolo con i fatti e nella verità.
Amen

Emiliano Fumaneri

Scritto da
Emiliano Fumaneri

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