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Oggi 6 marzo: Santa Rosa da Viterbo. La ragazza che scuoteva i cuori con parole di fuoco

In giovanissima età Santa Rosa percorreva le strade di Viterbo per chiamare tutti alla conversione e alla penitenza.

Con sé non aveva altro che una croce nel pugno e la forza della sua parola. Ma unite alla potenza dello Spirito Santo queste “armi” convertivano i cuori e facevano piegare le ginocchia.

Santa Rosa da Viterbo (6 marzo) – photo web source

Miracolata dalla Madonna, veste il saio del Terz’Ordine di San Francesco e va, con tutto lo slancio della sua giovane età, a predicare l’amore per Gesù e Maria.

Una giovane cresciuta nelle virtù

Rosa nasce a Viterbo nel 1234 in una famiglia di profonda fede cristiana. I suoi genitori, Giovanni e Caterina, la educano facendola crescere nelle virtù. Fin dalla fanciullezza si accorgono di quanto la loro figlioletta fosse docile all’azione della grazia.

Rosa ha in orrore ogni sorta di vanità nell’abbigliamento, rifugge le compagnie frivole e sopra ogni cosa ama con tutto il suo cuore Dio e la Vergine Maria. Ancora giovinetta si ammala gravemente. Già si dispera che possa mai riprendersi quando una visita della Madonna le ridona miracolosamente la salute del corpo. La Vergine le ingiunge di farsi terziaria francescana e di andare per la città per invitare la gente a fare penitenza.

Rosa risponde all’appello della Madre di Dio. Portando con sé una piccola croce o un’immagine sacra, si mette a battere ogni strada per far sentire a ogni uomo il suo invito alla conversione: «O uomini, fate penitenza, ritornate a Dio!». Pregando ad alta voce esorta tutti ad amare Gesù e Maria, a essere fedeli alla Chiesa.

Messaggera di Dio in un mondo intiepidito

I più la prendono per matta, ma gli altri, sentitala disputare con efficacia con gli eretici che allora funestavano la Chiesa, la considerano ispirata da Dio. Nel XIII secolo eresie, guerre e turbolenze agitavano la Chiesa. Viterbo in particolare era martoriata dalle lotte politiche tra Guelfi (sostenitori del papa) e Ghibellini (sostenitori dell’imperatore). I cristiani della città laziale si erano a tal punto intiepiditi che a stento li si distingueva dagli altri.

La misericordia di Dio susciterà allora una santa come Rosa per predicare la conversione ai suoi cittadini. A prevalere inizialmente saranno però i cattivi, che riusciranno a cacciare Rosa dalla città, costringendola a uscire dalla città e a rifugiarsi coi genitori sul monte Soriano.

Più tardi Rosa riesce a rientrare nella sua città natale per proseguire la sua opera. Spesso disputando con gli eretici opera miracoli a conferma della verità che lo Spirito Santo le ispira. Tra questi c’è la guarigione dalla cecità di una fanciulla di nome Delicata, cieca fin dalla nascita.

Morte di una giovanissima santa

Dopo aver infervorato molti cuori e spinti tanti alla penitenza chiede di entrare in convento. Ma viene rifiutata a causa della sua estrema povertà. Rosa si ritira allora in una stanzetta per vivere di contemplazione e lavoro. Muore ancora giovanissima, a soli diciassette anni, il 6 marzo 1251, andando ad abbracciare lo Sposo celeste.

Tre anni dopo il suo corpo sarà trovato ancora fresco e incorrotto. Sarà trasferito con ogni solennità nel monastero di Santa Maria della Rosa, lì dove un giorno aveva detto: «Non mi volete vivente, mi riceverete dopo morte». Le spoglie mortali di Santa Rosa sono conservate a Viterbo, nella chiesa a lei dedicata, circondate dall’affetto e dalla devozione della città, di cui è la patrona.

Anche se comunemente denominata come santa, in realtà la canonizzazione ufficiale ancora non è avvenuta. Si cerca di portarla a termine sotto il pontificato di papa Francesco.

Santa Rosa da Viterbo (6 marzo) – photo web source

Preghiera a Santa Rosa da Viterbo

O Dio, che ti degnasti per mezzo della beata Rosa, umile tua verginella, sconfiggere i tuoi nemici, fa sì che anche noi, umili al tuo cospetto, vincendo ogni ostacolo terreno, possiamo pervenire alla tua celeste gloria.

Emiliano Fumaneri

Veronese di nascita, ho vissuto molti anni in Trentino-Alto Adige (Merano, Trento, Rovereto). Vivere in una regione di confine così ricca di storia e di strazi ha suscitato in me la passione per le lingue straniere e la curiosità per culture e costumi differenti. Mi appassionano anche la geopolitica e le tematiche ambientali.

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Emiliano Fumaneri

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