Martire carmelitano, sant’Angelo da Gerusalemme è ricordato proprio per il suo martirio per mano di empi e per la sua predicazione contro l’eresia catara.
La figura di sant’Angelo da Gerusalemme, che si ricorda oggi 5 maggio, si colloca tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Da Gerusalemme, la città in cui nacque nel 1185 la sua vita si concluse in Sicilia, dove morì come martire.
Viene annoverato tra i primi Carmelitani che dal monte Carmelo giunsero in Sicilia. Era nato da giudei convertiti e dopo la morte dei genitori, lui ed il fratello gemello Giovanni decisero di entrare nell’Ordine del Carmelo.
All’età di 25 anni fu ordinato sacerdote e qualche tempo dopo, nel 1218, accolse la missione di andare a Roma per illustrare ed ottenere dal papa Onorio III la conferma della nuova e definitiva Regola del Carmelo. Ricevette l’approvazione ed ebbe modo di predicare presso la Basilica di San Giovanni in Laterano.
Dopo queste esperienze si recò in Sicilia per contrastare l’eresia dei catari che stava prendendo piede. I catari condannavano tutto ciò che è carnale e terreno, come il matrimonio, negavano la resurrezione della carne, condannavano l’uso della proprietà privata e la pratica della giustizia terrena.
Dilagava sotto varie denominazioni: Albigesi, Bulgari, Patarini, Pubblicani. Sant’Angelo da Gerusalemme si ritrovò a predicare a Licata, in provincia di Agrigento. La sua predicazione non era vista di buon occhio, anzi, proprio fortemente ostacolata. In particolare, un signorotto locale di nome Berengario, cataro convinto e che viveva relazioni incestuose si accanì contro di lui.
A suscitare l’ira di Berengario fu anche che sant’Angelo era riuscito a convertire la sua compagna e a convincerla a lasciarlo e a troncare quella relazione abominevole. Allora l’uomo per vendicarsi gli tese un agguato e andò a colpirlo mentre stava predicando.
Il santo si trovava nella chiesa dei ss. Filippo e Giacomo intento a predicare quando l’assassino si presentò e lo colpì a morte ferendolo con cinque colpi di spada. Nonstante fosse stato soccorso e trasportato in una casa vicina dai fedeli, che cercarono di curargli le ferite, dopo quattro giorni di agonia morì, il 5 maggio 1225.
Prima di morire fece un gesto di grande carità crisitana: chiese infatti agli abitanti e ai fedei del luogo di non serbare rancore e di perdonare sinceramente questo uomo empio che lo aveva ferito mortalmente. Dopo la sua morte ebbe sepoltura nella stessa chiesa in cui aveva subito l’attentato.
Il luogo da subito diventò meta di pellegrinaggio e crebbe la sua fama di santità tanto che il culto si diffuse con rapidità. Dal 1456 p venerato come santo dall’Ordine Carmelitano e nel 1662 le sue reliquie furono traslate in una nuova chiesa, costruita nello stesso luogo ma più ampia, come ringraziamento per la liberazione della città dalla peste del1625, che era avvenuta per intercessione del Santo.
L’iconografia lo raffigura con in mano la palma del martirio e tre corone che rappresentanoverginità, predicazione, martirio, ma anche con una spada che gli trapassa il petto per ricordare come avvenne la sua morte. Il culto di Sant’ Angelo da Gerusalemme ebbe un ruolo nell’espansione dell’Ordine Carmelitano in Sicilia e in Italia.
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