Oggi 4 giugno è San Francesco Caracciolo: adorava l’Eucarestia giorno e notte

Sacerdote molisano, san Francesco Caracciolo, fondatore della Congregazione dei Chierici regolari Minori, aveva un forte amore per l’Eucarestia, tanto da adorarla di giorno e di notte.

San Francesco Caracciolo
San Francesco Caracciolo – lalucedimaria.it

Il 4 giugno si ricroda san Francesco Caracciolo, che il Martirologio Romano ricorda come sacerdote che ad Agnone, in Molise, “mosso da mirabile carità verso Dio e verso il prossimo, fondò la Congregazione dei Chierici regolari Minori“.

Viene definito il “santo dell’Eucarestia” tanto forte era il suo amore per Gesù, vivo e presente nelle specie eucaristiche. Era nato con il nome di Ascanio Caracciolo in una nobile e ricca famiglia molisana a Villa Santa Maria, presso Chieti il 13 ottobre 1563. I suoi sentimenti religiosi sorsero molto presto, fin dall’infanzia, quando dimostrava una grande devozione verso l’Eucarestia e verso la Madonna.

Santo di oggi 4 giugno: San Francesco Caracciolo

Fin da giovane portava lo scapolare del Carmelo e praticava il digiuno ogni sabato. Non mancava la recita frequente del rosario. Intraprese gli studi teologici, ma a 22 anni viene colpito da una grave malattia che come conseguenza gli lascia il corpo sfigurato in molti punti.

La guarigione è non solo fisica, ma porta ad un cambiamento interiore per cui decide di abbandonare gli agi e le ricchezze in cui era cresciuto e diventa sacerdote. Fin dall’inizio del suo ministero dimostra di avere grande atrtenzione al prossimo.

Si dedicava con fervore alla cura dei poveri, alla visita a malati e carcerati. Chiese, di entrare nella Compagnia dei Bianchi che a Napoli dove prestava servizio tra condannati a morte e galeotti presso l’ospizio degli Incurabili: gli stavano a cuore gli ultimi. Poi, accade che per un evento fortuito nasce la Congregazione religiosa che fonda. 

La Congregazione nata per errore

Per errore un giorno riceve una lettera da un nobile genovese, don Agostino Adorno, e dall’abate di Santa Maria Maggiore a Napoli, Fabrizio Caracciolo. In realtà è indirizzata a un religioso suo omonimo. Nella lettera c’era la richiesta di fondare un nuovo ordine religioso. Comprende che quello è un segno di Dio e insieme agli autori della lettera fa un ritiro di 40 giorni presso l’eremo dei Camaldolesi dove viene scritta  la Regola di quella che prende il nome di Congregazione dei Chierici regolari Minori. 

Nel 1588 l’ordine riceve l’approvazione del papa Sisto V. Così, da Ascanio prende il nome di Francesco in omaggio a san Francesco d’Assisi e ai tre voti francescani ne aggiunge un quarto: non ambire alle cariche ecclesiastiche. 

Un viaggio missionario avventuroso

L’ordine inizia ad estendersi e nel 1589 va in Spagna con il suo amico Agostino Adorno per fondarlo anche in quella terra. Accade però che l’amico improvvismanete si ammala e muore. Tornato a casa, riprende a condurre una vita improntata alla penitenza e alla preghiera. 

Praticava frequentemente il digiuno e voleva condurre una vita il più possibile semplice. Suo malgrado diventa  preposto generale perpetuo dell’Ordine, e accetta questa carica soltanto per obbedienza. Ritorna in Spagna, ma anche questa volta il viaggio si rivela pieno di difficoltà.

Non trova buona accoglienza da parte del re Filippo II che, anzi, arriva a minacciarlo. Sarà solo alcuni anni dopo che riuscirà a fondare un nucleo del suo ordine a Valladolid.

Amore per l’Eucarestia e devozione alla Madonna

Viveva pienamente il suo ruolo di sacerdote e nutriva un amore grande per l’Eucarestia. Diceva : “Sangue preziosissimo del mio Gesù, tu sei mio, e per te e con te soltanto spero di salvarmi. O sacerdoti, sforzatevi di celebrare la Messa ogni giorno e di inebriarvi con questo sangue!”.

Fu un grande promotore dell’Adorazione del Santissimo Sacramento e lui stesso trascorreva ore ad adorare Gesù nelle specie eucaristiche, di giorno e spesso anche di notte.

Era chiamato anche “Cacciatore di anime”, “padre dei poveri”, e “l’uomo di bronzo” per quelle che erano le azioni che svolgeva con maggior afflato. Si dedicava ai poveri, annunciava il Signore cercando di portargli sempre più anime e faceva tutto in modo instancabile, tanto da sembrare duro come il bronzo.

La devozione a Maria lo porta a fare un pellegrinaggio a Loreto presso la Santa Casa. Ed è proprio in questa occasione che muore il 4 giugno 1608. Le sue ultime parole sono state invocazioni a San Francesco d’Assisi, San Michele e San Giuseppe. Verrà beatificato nel 1770 e la canonizzazione avrà luogo nel 1807.

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