Si ricorda san Tommaso apostolo, noto per la sua incredulità, manifestata nell’episodio in cui dopo la Resurrezione volle toccare il costato del Signore per credere che fosse davvero lui.

Oggi, 3 luglio, è la memoria liturgica di san Tommaso apostolo, colui che volle mettere il dito nel costato del Signore Risorto per accertarsi che fosse davvero lui. La fede di questo apostolo, al seguito di Gesù, tra i Dodici, era estremamente razionale e ci fu bisogno di una dimostrazione, che il Signore volle concedergli, perché potesse credere in pienezza.
L’episodio è molto noto e san Tommaso è ricordato soprattutto per questo e per la sua incredulità. Era comunque un uomo di fede, che esclamò “mio Signore e mio Dio” quando capì che era veramente lui, certamente con il cuore pieno di gratitudine.
Santo di oggi 3 luglio: San Tommaso apostolo
È nel Vangelo di Giovanni (20 , 26-29) che ci viene presentato l’episodio. San Tommaso volle verificare, approfondire, mettere al vaglio della sua ragione ciò che invece altri non esitarono a credere. La risposta di Gesù, che nonostante questo gli concesse la prova che cercava, fu infatti: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno“.
La fede di Tommaso era legata ai sensi, ad un’umanità che vuol sperimentare, comprendere, e sebbene la fede non sia mai slegata dalla ragione, ma, per essere autentica, la comprenda sempre strettamente, in alcuni c’è uno slancio che oltrepassa la mera comprensione razionale, in altri no.
Cercare di capire, arrivare a squarciare un mistero con la propria ragione può essere certamente una caratteristica comune a molti. Ma come ci dice il Signore, la beatitudine sta in coloro i quali credono al di là di segni tangibili e prove che appaghino la propria capacità di comprendere.
Chi era l’apostolo incredulo?
Sebbene si ricordi prevalentemente questo episodio della vita di san Tommaso, di lui c’è tanto altro da dire. Nei Vangeli sinottici Tommaso viene nominato insieme con Matteo, negli Atti degli Apostoli è presentato accanto a Filippo.
Il Vangelo di Giovanni parla di lui più degli altri, e lo definisce Didimo, che significa gemello. Un altro episodio fa comprendere molto di lui. Quando Gesù parlò della luce del giorno e delle tenebre della notte, del sonno di Lazzaro e della necessità di risvegliarlo gli apostoli non capivano. Gesù parlò in modo più chiaro e disse che Lazzaro era morto, allora Tommaso, crivolgendosi verso gli altri disse: “Andiamo anche noi a morire con lui” ( Gv. 11, 16).
Si dimostra così con una personalità determinata, pronto a seguire Gesù, ad offrirgli la sua fedeltà fino a condividere con lui la morte. È a Tommaso che risponde Gesù quando dice di essere la Via, la Verità e la Vita.
Durante l’Ultima Cena, Gesù aveva annucniatodi andare a preparare un posto per i suoi discepoli, affinchè essi fossero insieme con lui. Ma afferma che circa il luogo in cui sarebbe andato loro non conoscevano la via. Allora Tommaso, che era un uomo pratico e concreto, gli fa una domanda diretta: “Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via? “(Gv. 14,5) E Gesù rivela di essere lui stesso Via, Verità e Vita.
Poche notizie sulla sua fine
Non si hanno particolari notizie della vita di san Tommaso dopo l’episodio della sua incredulità. Negli Atti degli Apostoli è citato dopo l’Ascensione e poi non ci sono più tracce di lui. Non si sa nient’altro, né dove né come sia morto.
Il Martirologio Romano però afferma che “si ritiene abbia portato la parola del Vangelo tra i popoli dell’India“. Nella metà del VI secolo, infatti, il mercante egiziano Cosma Indicopleustre scrisse di aver incontrato in India comunità cristiane che sostenevano che il Vangelo fu tramandato ai loro avi proprio dall’apostolo Tommaso.
Gli vengono attribuiti degli scritti apocrifi e, nella basilica di san Tommaso apostolo ad Ortona sono conservati i suoi resti.