Oggi 3 giugno, San Carlo Lwanga e compagni: giovanissimi, rifiutano un atto contro natura

San Carlo Lwanga insieme a 12 compagni, tutti giovani, è tra i primi martiri ugandesi. Hanno affrontato il supplizio e la morte con il coraggio della fede rifiutando di compiere un atto contro natura.

San Carlo Lwanga e compagni
San Carlo Lwanga e compagni – lalucedimaria.it

Oggi 3 giugno si ricordano i cosiddett martiri ugandesi, ovvero San Carlo Lwanga insieme a 12 compagni. Tutti di età molto giovane, avevano tra i 14 e i 30 anni quando furono perseguitati, torturati e brutalmente uccisi perché cristiani.

Vivevano in Buganda, una regione dell’Uganda nel XIX secolo, e precisamente il 3 giugno 1886 subirorno il martirio per ordine del re Mwanga II. A suscitare le ire del sovrano non ci fu solo il fatto che questi giovani fossero cristiani, ma che avessero rifiutato di compiere un atto contro natura. 

Santo di oggi 3 giugno: San Carlo Lwanga e compagni

Il Martirologio Romano riassume così le vicende di questi santi martiri: “appartenenti alla corte regia die giovani nobili  o alla guardia del corpo del re Mwanga, neofiti o fervidi seguaci della fede cattolica, essendosi rifiutati di accondiscendere alle turpi richieste del re, sul colle di Namugongo in Uganda furono alcuni trafitti con la spada, altri arsi vivi nel fuoco“.

San Carlo Lwanga era venuto a contatto con il cristianesimo quando conobbe i Missionari d’Africa, meglio conosciuti come “Padri Bianchi”, fondati dal Cardinale Lavigerie.  Si convertì e in quel periodo iniziò pure il suo servizio alla corte del re come prefetto della Sala Reale.

Dotato di grandi qualità divvenne da subito un punto di riferimento per altri cristiani, quanti si erano da poco convertiti. Li sosteneva e li incoraggiava con grande fervore. Sobillato dagli stregoni del luogo il re Mwanga  iniziò a perseguitare i cristiani.

Fermi nella fede contro le richieste del re

Oltre alla loro fede, il re fu irritato dal rifiuto di Carlo Lwanga e degli altri giovani di assecondare le sue pulsioni omosessuali. Questo scatenò la sua ira e li condannò a morte. Insieme a loro, in questa stessa memoria collettiva, vengono ricordati dalla Chiesa altri nove martiri, per un totale di 22 cattolici, uccisi in giorni diversi tra il 1885 e il 1887.

Prima di San Calro Lwanga c’era stato San Giuseppe Musaka, che era divenuto inviso al re anche per aver incoraggiato i paggi a resistere alle avance di Mwanga. Anche lui giovane, di 25 anni, fu decapitato. Carlo Lwanga assunse il suo ruolo come maestro dei paggi.

Quando tutti furono condannati a morte, Lwanga procedette a battezzare coloro che si erano convertiti ma non avevano ancora ricevuto il Battesimo. Avvenne nella notte, mentre il pericolo incombeva. Tra i giovani c’era Kizito, il più piccolo, di soli 14 anni.

Tutti si rifiutarono di rinnegare Cristo, come veniva loro proposto di fare per salvarsi la vita. “Io ti prenderò per mano. Se dobbiamo morire per Gesù, moriremo insieme, mano nella mano“: con queste parole Carlo Lwanga incoraggiava il piccolo Kizito a rimanere saldo nella fede. Furono portati a Namugongo, il luogo delle esecuzioni, che distava 28 miglia dal punto in cui si trovavano. Otto di loro vennero uccisi durante il tragitto. Il 3 giugno, poi Carlo Lwanga e 12 cattolici e 18 anglicani, furono bruciati vivi o trafitti con le spade. Il martirio di Carlo avvenne, separatamente dagli altri. Prima di morire disse al suo esecutore: “Ti prego, pentiti, e diventa cristiano come me”.

Il culto e la canonizzazione

Il luogo del martirio divenne subito meta di pellegrinaggi. Era a tutti evidente come questi martiri fossero santi e la beatificazione non si fece attendere molto a lungo. Nel 1920 furono beatificati e nel 1934 Carlo Lwanga fu proclamato come “Patrono della gioventù dell’Africa cristiana” da papa Pio XI.

Lui e gli altri martiri furono canonizzati poi, solo qualche decennio più tardi, nel 1964 da papa Paolo VI. San Giovanni Paolo II esaltò questi santi durante una sua visita a Namugongo. Riguardo loro disse: “il sacrificio eroico dei martiri ha contribuito ad avvicinare l’Uganda e l’intera Africa a Cristo, la vera luce che illumina tutti gli uomini”.

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