San Paolo VI, il papa che portò a termine il Concilio Vaticano II, è ricordato per aver affrontato le sfide della modernità difendendo la dottrina di sempre.

Ricordato come il papa che ha traghettato la Chiesa nel turbinio di un mondo moderno in rapida e vivace trasformazione, san Paolo VI, la cui memoria liturgica è oggi 29 maggio, ha dovuto affrontare grandi sfide.
Il suo impegno fu volto a preservare la dottrina cristiana dagli attacchi che provenivano da un’epoca di grandi cambiamenti soprattutto sotto il profilo etico. Ha difeso le verità di fede e il pensiero cristiano sulla vita umana, conducendo la Chiesa nei tempi moderni senza scendere ad alcun compromesso.
Il suo pontificato iniziato durante il Concilio Vaticano II in corso ha visto l’avanzamento di grosse novità e ha saputo fornire le risposte alle domande dell’uomo della seconda metà del Novecento, con le sue inquietudini.
Santo di oggi 29 maggio: San Paolo VI
Nato con il nome di Giovan Battista Montini a Concesio, nei pressi di Brescia il 26 settembre 1897, era il secondo di tre fratelli. Fu cresciuto in una famiglia di solida fede cattolica. Il padre, Giorgio, era impegnato in campo politico-sociale e fu parlamentare.
Il 29 maggio 1920 venne ordinato sacerdote e il giorno dopo celebrò la sua prima Messa: è questa la data scelta per la sua memoria liturgica. Era laureato in filosofia, diritto canonico e diritto civile. Svolse il ruolo di assistente ecclesiastico nazionale della Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci) per otto anni fino al 1933.
Per 30 anni fu tra i più stretti collaboratori di papa Pio XI e poi di papa Pio XII. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, Montini si occupò più volte di far arrivare gli aiuti della Chiesa, agli ebrei a nome del pontefice. Nel 1954 diventò arcivescovo di Milano.
Vescovo e papa contro il pensiero ateo
La sua attività pastorale meneghina si concentrò sulla sfida all’ateismo che unito al marxismo dominava quegli anni. Promosse la costruzione di oltre un centinaio di chiese e si occupò attivamente dei lavoratori a cui offriva aiuto e sostegno cercando di rievangelizzarli.
Fu creato cardinale dal suo predecessore, papa Giovanni XIII e si trovò coinvolto nei lavori preparatori del Concilio Vaticano II. Alla morte del pontefice, il 21 giugno 1963 fu eletto al soglio pontificio. Nel suo discorso di inizio pontificato disse: “Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine, o affinché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, non altri, la guida e la salva“.
La sua sofferenza fu forte ed evidente soprattutto quando si trovò a dover fronteggiare la rivoluzione sessuale del ’68 con tutte le sue derive. Aveva da poco pubblicato l’enciclica Humanae Vitae, che metteva nero su bianco il pensiero cristiano sulla famiglia, sulla relazione uomo-donna ponendosi come documento pilastro della difesa della morale cattolica di sempre.
Il suo no alla contraccezione e la sua affermazione dell’inscindibilità del significato unitivo e procreativo dell’atto coniugale gli costò attacchi e incomprensioni. Le critiche arrivarono dal mondo ma anche all’interno della Chiesa e dovette assistere alla disobbedienza dovuta alle influenze moderniste.
La riforma liturgica
Sotto il pontificato di papa Paolo VI è scaturita anche la riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II. Il il 3 aprile 1969 venen promulgato il nuovo Messale Romano. Il 21 novembre 1964 proclamò Maria Madre della Chiesa.
Dentro la Chiesa serpeggiavano correnti opposte e Paolo VI nel 1972, in uno scritto al reggente della Casa Pontificia,scrisse: “ Si direbbeche da qualche misteriosa, no, non è misteriosa, da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. C’è il dubbio, c’è l’incertezza, c’è la problematica, c’è l’inquietudine, c’è l’insoddisfazione, c’è il confronto“.
Si trovò quindi ad affrontare tutto questo e a cercare di rinnovare la Chiesa senza mai però scendere a compromessi che potessero indebolire la fede. Il 1978 fu per lui un anno durissimo. Già fiaccato nel fisico soffrì per la vicenda del rapimento e dell’uccisione dell’on. Aldo Moro per cui chiese la liberazione con una lettera diffusa su tutti i canali di comunicazione chiedendo che avvenisse “senza condizioni“.
Il 6 agosto dello stesso anno morì a causa di un edema polmonare mentre si trovava nella residenza papale estiva di Castel Gandolfo. La sua beatificazione avvenne nel 2014 e la canonizzazione nel 2018. Ad elevarlo agli onori degli altari furono due miracoli, entrambi di guarigioni di bambini durante il periodo di gestazione nel grembo della loro mamma.