Oggi 29 maggio, San Paolo VI | Chiamato a rinnovare la Chiesa

Ha portato avanti e concluso il II Concilio Vaticano, aperto dal suo predecessore e, alla sua conclusione, subito ha messo in atto le riforme con coraggio e contro ogni ostacolo. Fondamentale è stata la sua riforma del Messale Romano.

I suoi nove viaggi apostolici fuori dall’Italia, hanno dato inizio alla visione di un Papa anche “fuori i confini nazionali”.

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29 maggio: Giovan Battista, il Papa del post Concilio

In questo ventinovesimo giorno del mese di maggio, la chiesa venera San Paolo VI Papa. Giovanni Battista Montini nasce il 26 settembre 1897 a Concesio, un piccolo paese a nord di Brescia. Il 29 maggio 1920 riceve l’ordinazione sacerdotale nella cattedrale di Brescia.

L’unica esperienza di diplomazia estera di Montini è al seguito dell’arcivescovo Lorenzo Lauri alla nunziatura apostolica di Varsavia, in Polonia, nel 1923. Montini deve confrontarsi con il problema del nazionalismo locale: “Questa forma di nazionalismo tratta gli stranieri come nemici, in particolari quelli con cui lo stato ha frontiere comuni, quasi che uno cerchi l’espansione del proprio paese a spese degli immediati vicini. Le persone crescono con un sentimento in tal guisa. La pace diventa un compromesso di transizione tra le guerre”.

Quando viene richiamato a Roma, è lieto di ritornare in patria, dicendo “questo conclude un episodio della mia vita, utile certo, ma non una delle esperienze più felici che io abbia mai provato”.

Durante tutto il periodo bellico svolge un’intensa attività nell’Ufficio informazioni del Vaticano, occupandosi dello scambio di informazioni sui prigionieri di guerra sia civili sia militari. In questo periodo è l’interlocutore principale delle autonome iniziative intentate in tutta segretezza dalla principessa Maria José di Savoia, nuora del re Vittorio Emanuele III, per stringere contatti con gli americani ai fini di una pace separata.

Viene nominato Arcivescovo di Milano

Il 1º novembre 1954, Pio XII lo nomina arcivescovo di Milano. A molti questo pare un allontanamento dalla Curia romana, perché improvvisamente egli viene estromesso dalla Segreteria di Stato e assegnato all’arcidiocesi ambrosiana per precise disposizioni di Papa Pacelli.

Alla morte di Pio XII, il conclave elegge papa, il 28 ottobre 1958, l’anziano patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli, il quale ha grande stima di Montini (fra i due vi è una consolidata amicizia fin dal 1925), tanto che lo invia in molte parti del mondo a rappresentare il Papa. Quando ancora è a Venezia, Roncalli scherza con i familiari, dicendo: “Ora resterebbe solo il papato, ma il prossimo papa sarà l’arcivescovo di Milano“, segno della stima che prova per Montini.

Montini viene eletto Papa al sesto ballottaggio del conclave, il 21 giugno, e sceglie il nome di Paolo VI. Tra i suoi obiettivi per dialogare con il mondo pone anche la riforma del diritto canonico e il miglioramento della pace sociale e della giustizia nel mondo. L’unità della cristianità è uno dei suoi principali impegni come pontefice.

La prosecuzione del Concilio

Uomo mite e riservato, dotato di vasta erudizione e, allo stesso tempo, profondamente legato a un’intensa vita spirituale, sa proseguire il percorso innovativo iniziato da Giovanni XXIII, consentendo una riuscita prosecuzione del Concilio Vaticano II.

Davanti a una realtà sociale che tende sempre più a separarsi dalla spiritualità, che va progressivamente secolarizzandosi, di fronte a un difficile rapporto Chiesa-mondo, Paolo VI indica le vie della fede e dell’umanità attraverso le quali è possibile avviare una solidale collaborazione verso il bene comune.

Non è facile mantenere l’unità della Chiesa cattolica, mentre da una parte gli ultratradizionalisti lo attaccano accusandolo di aperture eccessive, se non addirittura di modernismo, e dall’altra parte i settori ecclesiastici più vicini alle idee socialiste lo accusano d’immobilismo.

Di grande rilievo è la sua scelta di rinunciare, nel 1964, all’uso della tiara papale, mettendola in vendita per aiutare, con il ricavato, i più bisognosi.

Le priorità del Papa per la riforma della Chiesa

Con la riapertura del Concilio, il 29 settembre 1963 (seconda sessione), Paolo VI evidenzia quattro priorità chiave per i padri conciliari:

  • Una migliore comprensione della Chiesa cattolica;
  • Riforme della Chiesa;
  • Avanzamento nell’unità della cristianità;
  • Dialogo con il mondo.

Secondo Paolo VI, “il più importante e rappresentativo dei proponimenti del Concilio” era la chiamata universale alla santità: “tutti i fedeli in Cristo di qualsiasi rango o status, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana ed alla perfezione della carità; con questo la santità è può essere promossa nella società della terra.”

Il 27 marzo 1965 Paolo VI, in presenza di mons. Angelo Dell’Acqua, legge il contenuto di una busta sigillata, che in seguito rinvia all’Archivio del Sant’Uffizio con la decisione di non pubblicare il contenuto. In questa lettera è scritto il Terzo segreto di Fátima.

Il Sinodo dei Vescovi permanente

Durante tutto il suo pontificato, la tensione tra il primato papale e la collegialità episcopale rimane fonte di dissenso. Il 14 settembre 1965, anche per effetto dei risultati conciliari, Paolo VI annuncia la convocazione del Sinodo dei vescovi, come istituzione permanente della chiesa e corpo consigliante del pontefice.

Esclude però dall’ambito di questo nuovo organismo la trattazione di quei problemi riservati al Papa, dei quali appresta una ridefinizione. Vengono tenuti subito diversi incontri durante il suo pontificato, alcuni memorabili, come ad esempio il Sinodo dei vescovi per l’evangelizzazione del mondo moderno, iniziato il 9 settembre 1974.

Nel 1951 e nel 1955, i riti della Settimana santa sono sottoposti a revisione. Durante il pontificato di Pio XII, viene permesso l’uso della lingua volgare nei battesimi, nei funerali e in altri eventi.

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I padri conciliari, però, tracciano i principi generali della riforma: in essa si chiede che vengano tolte le duplicazioni presenti nei riti, che venga introdotto un numero maggiore di brani scritturali e una qualche forma di “preghiera dei fedeli”.

Si chiede: “L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini. Dato però che, sia nella messa che nell’amministrazione dei sacramenti, sia in altre parti della liturgia, non di rado l’uso della lingua nazionale può riuscire di grande utilità per il popolo, si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia, specialmente nelle letture e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti“.

L’attentato a Manila

Il 27 novembre 1970, nel corso del viaggio nel Sud-est asiatico, appena atterrato all’aeroporto di Manila, capitale delle Filippine, il Pontefice è vittima di un attentato. Un uomo, munito di un kriss, lo ferisce al costato. Ulteriori danni sono evitati grazie al pronto intervento del segretario personale, Pasquale Macchi.

Con decreto del 25 gennaio 2019, Papa Francesco ha stabilito la memoria liturgica di san Paolo VI, con iscrizione nel Calendario romano generale, il 29 maggio, giorno della sua ordinazione sacerdotale.

Preghiera a San Paolo VI

Padre del cielo,

fonte di ogni grazia, ci hai donato l’esempio di S. Paolo VI uomo mite ed umile,

uomo dell’ascolto e del dialogo, uomo della provvidenza e della perseveranza.

Le sue parole hanno penetrato il cuore dell’umanità inquieta

donando sentieri di speranza e orizzonti di pace,

poiché la tua Parola in lui si faceva accoglienza, abbraccio e comprensione.

Ancora oggi ti imploriamo, o Signore,

per intercessione di S. Paolo VI

affinché ascolti e scruti il nostro cuore che ti chiede una Benedizione.

Si compia o Padre sempre nella nostra vita la tua volontà,

ora e nei secoli eterni.

Amen.

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