Vescovo e Dottore della Chiesa, Sant’Agostino di Ippona dopo una forte conversione seppe coniugare mirabilmente fede e ragione nell’incontro con Dio.

Oggi 28 agosto la Chiesa festeggia una grande figura, vescovo e Dottore della Chiesa, Sant’Agostino di Ippona. È immenso il contributo che ha saputo dare al pensiero cristiano. Approdò alla fede dopo un lungo periodo di vita dissoluta e poi raggiunse alti vertici di santità.
Nato in Numidia, a Tagaste nel 354, era figlio di un pagano, poi convertito, Patrizio e di Santa Monica, che tanto pregò per lui negli anni in cui si era allontanato dalla fede. Quando da giovane andò a studiare retorica a Cartagine iniziò a condurre una vita mondana allontanandosi completamente da Dio.
Santo di oggi 28 agosto: Sant’Agostino
Intraprese una convivenza con una donna, con cui visse per oltre 15 anni, e che gli diede un figlio, Adeodato. Si interessava di filosofia e gli studi intellettuali lo portarono ad abbracciare il manicheismo, che distingueva due principi, uno buono ed uno cattivo, i quali dirigevano l’animo umano e la realtà esteriore.
La madre, Santa Monica, soffriva terribilmente nel vedere il figlio così perduto. Ma pregava intensamente per lui, e con una fede esemplare, tanto da raggiungere anche lei la santità riconosciuta, perseverò nella preghiera. Dopo tante lacrime e tanto dolore fu esaudita e il figlio divenne un grande santo.
Ma le sofferenze perdurarono per anni, durante i quali i loro rapporti si interruppero perché lei per cercare di correggerlo e di fargli comprendere i suoi errori dovette anche rifiutarsi di accoglierlo in casa.
La ricerca di Dio e la conversione
Dopo esser stato a Roma dove aveva fondato una scuola, Agostino si trasferì a Milano ed è lì che avvenne quella che può essere definita come la svolta della sua vita. Nella città lombarda ci fu l’incontro con il vescovo Sant’Ambrogio e fu proprio tramite lui che approdò alla fede.
Dopo aver ascoltato i sermoni di questo santo vescovo e aver frequentato il sacerdote San Simpliciano, Agostino si convertì e si fece battezzare nel 386. Riappacificatosi con la madre le rimase accanto fino alla morte di lei e poi si trasferì ad Ippona.
Dopo un primo periodo di vita monacale divenne vescovo e fu un pastore attento e impegnato nel contrasto alle eresie del tempo. Oltre al manicheismo imperversava anche il pelagianesimo. Scrisse le celebri Confessioni in cui esplicita la storia della sua conversione.
Ma sono anche altre le sue importanti opere. Compose la Città di Dio ed altri testi di carattere teologico, esegetico, filosofico.
La conciliazione di fede e ragione
Il grande vescovo di Ippona sintetizzò il suo pensiero in due celebri formule: “credi per comprendere” (Crede ut intelligas) e “comprendi per credere” (Intellige ut credas). Sosteneva, infatti, che l’atto di fede illumina l’uomo nella ricerca della verità e allo stesso tempo che la ragione non è nemica della fede, ma procede accanto e determina una fede che sia autentica e non distorta.
Nelle Confessioni esprime i suoi sentimenti più profondi sulla fede trovata e il suo accorato stato d’animo pieno di amore e di fervore nei confronti del Signore, che definisce come la bellezza che ha imparato tardi ad amare. È celebre, infatti, la poesia Tardi ti amai, che recita testualmente: “Tardi ti amai, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Tu eri dentro di me e io stavo fuori, e lì ti cercavo gettandomi, deforme, sulle belle forme delle creature fatte da Te. Tu eri con me, ma io non ero con Te; mi tenevano lontano le creature che, se non esistessero in Te, non avrebbero esistenza. Tu mi hai chiamato, hai gridato, hai vinto la mia sordità. Tu hai balenato, hai sfolgorato, hai dissipato la mia cecità. Hai diffuso il tuo profumo, io l’ho respirato e ora ho fame e sete di Te”.
Agostino affrontò il rapporto tra libertà e Grazia e trattò la questione del male, considerato non come principio originario ma come “assenza”, ovvero privazione del Sommo Bene (Dio), causata dalla ribellione di Satana prima e successivamente dalla disobbedienza della donna e dell’uomo.
Morì il 28 agosto 430 a 76 anni. Il suo corpo fu sottratto ai Vandali durante la distruzione di Ippona e fu trasportato poi a Cagliari nel VI secolo. Intorno al 725 il suo corpo fu di nuovo trasferito a Pavia, nella Chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro,dove si trova tuttora, in un posto non lontano dai luoghi della sua conversione.