Oggi 27 marzo: Beato Francesco Faà di Bruno. Un segno soprannaturale è legato alla sua figura

Il beato festeggiato oggi fu un uomo di grande ingegno diventato sacerdote in età tardiva. Spese tutti i suoi averi in opere di carità per le donne più povere e sfruttate del tempo.

Lo scrittore Vittorio Messori, in uno dei suoi ultimi libri, ha raccontato un segno soprannaturale legato a Francesco Faà di Bruno.

Santo del 27 marzo: Beato Francesco Faà di Bruno
Beato Francesco Faà di Bruno (27 marzo) – photo web source

Francesco Faà di Bruno nasce il 29 marzo 1825 ad Alessandria in una famiglia di nobili origini, quella dei marchesi di Bruno, di nobiltà più antica perfino dei Savoia. Sarà capitano di Stato maggiore, scienziato, docente universitario e, dopo i cinquant’anni, anche sacerdote.

Insieme agli studi ad altissimo livello e all’insegnamento consacrerà la sua vita al servizio di quelle che possiamo indicare come le vere proletarie del tempo: quelle che, non senza brutalità, venivano dette «serve». Donne molto numerose nella Torino dell’epoca, sfruttate come schiave domestiche e, non di rado, anche come prostitute.

Un cattolico fervente in un mondo anticattolico

Faà di Bruno vive nel tormentato periodo del durissimo conflitto tra lo Stato liberale e la Chiesa, nel pieno del movimento conosciuto come Risorgimento, e dovrà patire non poche persecuzioni per la sua fedeltà a papa Pio IX e per la sua militanza cattolica.

Quando l’Italia viene unificata Francesco è già un uomo di trentasei anni. Da ufficiale dell’Accademia Militare di Torino aveva tanto impressionato re Vittorio Emanuele II da vedersi nominare tutore dei due figli del sovrano. Per prepararsi all’incarico si reca a Parigi per perfezionare gli studi, ma al rientro, nel 1852, scopre che i consiglieri del re avevano fatto annullare l’incarico.

Salendo al trono, Vittorio Emanuele aveva dovuto scendere a patti coi liberali che, tra le altre cose, avevano votato una legge che limitava fortemente la presenza della Chiesa in campo educativo. Nominare e controllare il curriculum degli insegnanti da allora in avanti sarebbe stata prerogativa statale. Dunque non c’era più spazio, come tutore dei principi, per un fervente cattolico come Faà di Bruno.

Santo del 27 marzo: Beato Francesco Faà di Bruno
Beato Francesco Faà di Bruno (27 marzo) – photo web source

Accademico di eccezionale livello

Così Francesco finisce per abbandonare la carriera militare e ritorna a Parigi per conseguire un dottorato in matematica e astronomia. La sua dissertazione viene pubblicata nel 1856, assieme ad altri scritti di musica, religione e vita ascetica.

L’anno successivo fa ritorno ad Alessandria dove si candida senza successo col partito cattolico conservatore.

Intraprende dunque la carriera universitaria e va a insegnare topografia, trigonometria e geofisica all’università di Torino. Anche se, per avversione anticattolica, viene sempre tenuto nel limbo degli assistenti e dei precari nonostante il prestigio raggiunto anche all’estero come matematico e fisico.

Le grandi opere di carità

Malgrado gli impegni come insegnanti, si dedica a grandi opere di carità. Fonda la Pia Opera di S. Zita per accogliere le cameriere e le serve. In seguito aggiunge anche una sezione per apprendiste, future insegnanti e ragazze madri. Ma non è tutto il marchese-scienziato fa costruire anche ospizi per anziani, per i poveri, le donne malate e i sacerdoti.

Consigliato da Don Bosco, decide di diventare sacerdote. Non senza difficoltà per via della vocazione tardiva, non vista di buon occhio dall’allora arcivescovo di Torino, viene ordinato sacerdote nel 1876 a cinquantuno anni. Continua a insegnare fino alla morte matematica e geometria superiore.

Tutti i suoi beni e le sue entrate finiscono nelle opere di carità. Nel 1877 organizza un ricovero per il recupero delle prostitute e qualche anno più tardi, nel 1881, fonda insieme a Giovanna Gonnella la Congregazione delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio.

Muore il 27 marzo 1888 a Torino. La beatificazione arriva cento anni dopo, nel 1988.

Santo del 27 marzo: Beato Francesco Faà di Bruno
Vittorio Messori – photo web source

Messori e un singolare episodio legato a Faà di Bruno

Su Faà di Bruno ci ha regalato un bellissimo libro il grande scrittore Vittorio Messori (Un italiano serio. Il beato Francesco Faà di Bruno, Ed. Paoline, 1990) che ha raccontato anche un episodio singolare legato al beato.

In uno dei suoi ultimi libri (Quando il cielo ci fa segno) Messori racconta infatti l’apparizione in sogno del beato Faà di Bruno alla sua collaboratrice domestica. Il giornalista spiega come in quei giorni fosse indeciso, per motivi di salute, se accettare o meno l’invito del Politecnico di Torino a intervenire in un convegno sull’attività scientifica di Francesco Faà di Bruno.

Un sogno inspiegabile

Il Politecnico si era rifatto vivo per sapere cosa avesse deciso Messori. Bene, il mattino successivo, la domestica come ogni giorno si presenta alle 9 di mattino a casa e come prima cosa chiede: «Avete qualcosa a che fare con un prete di Torino, uno che si chiama Faà di Bruno?».

Richiesta di spiegarsi, la donna, che mai in vita sua era stata a Torino e meno che meno sapeva chi fosse Faà di Bruno, racconta di essersi ritrovata in sogno all’interno di una chiesa dove a un certo punto, si era imbattuta in un sepolcro con tanto di lapide scritta in una lingua a lei sconosciuta. A quel punto, mentre cercava di leggere la scritta, si era voltata e aveva visto davanti alla tomba un prete in talare, alto e magro, coi capelli neri.

La lapide con la scritta illeggibile e quel sacerdote in talare

Il sacerdote del sogno si presenta a lei come Faà di Bruno e la informa che quella è la sua tomba. e che quella lapide l’aveva fatta costruire il suo datore di lavoro. Ovvero Messori. «Ma perché sono qua?», chiede la domestica. E il sacerdote le risponde: «Lui è titubante se accettare o no di venire a Torino. Ma deve esserci». Il beato poi la incarica di rassicurare Messori sui problemi di salute e di convincerlo a venire a Torino. Dopodiché scompare mente la donna tenta nuovamente di leggere la lapide. Il sogno, a quel punto, si interrompe.

La lapide – con la benedizione papale, scritta in latino, lingua incomprensibile per la domestica – era stata effettivamente donata da Messori, che l’aveva fatta posare sulla tomba di Faà di Bruno. Un altro particolare che la donna certo non poteva conoscere. Inutile dire che l’autore di Ipotesi su Gesù, dopo aver sentito il racconto della sua collaboratrice domestica, parteciperà al convegno.

Impostazioni privacy