Fratelli gemelli ed entrambi medici, i Santi Cosma e Damiano sono un grande esempio di come la scienza si unisce alla carità nel nome di Gesù.
Santi martiri del III secolo, Cosma e Damiano erano gemelli e nacquero in Arabia da una famiglia agiata. La madre Teodora li educò alla fede e molto uniti tra loro i due fratelli decidono entrambi di studiare medicina in Siria.
L’attività di medico per loro era una missione più che una professione. Animati da un forte spirito di carità curavano i malati con un’alta preparazione scientifica e al tempo stesso con una grande dedizione.
Diventarono molto noti e apprezzati perché non solo riuscivano a guarire molte malattie difficili e dolorose, ma non si limitavano a questo: ascoltavano i pazienti, li confortavano e li consolavano. Stavano loro vicino offrendo un sostegno e una carità che era frutto della loro fede in Cristo.
Proprio per questo i Santi Cosma e Damiano sono protettori dei medici in tutte le loro specializzazioni, dei farmacisti e anche di altre categorie come i barbieri.
La cura gratuita e la lite per le uova
I due fratelli medici svolgevano la professione medica come un atto di volontariato tanto che curavano gratis i malati, di sicuro quelli che non potevano permettersi di pagare.
Per questo gli venne attribuito l’appellativo di anàrgiri, termine che dal greco significava “senza denaro“, “senza argento”.
Oltre a curare gratuitamente quanti avevano bisogno di loro annunciavano il Vangelo e generavano numerose conversioni.
Cosma e Damiano andavano sempre molto d’accordo, erano molto uniti e si trovavano sempre in sintonia. Una volta però accadde che litigarono. Una donna di nome Palladia volle con insistenza pagare la visita e si sdebitò regalando delle uova che Damiano accettò.
Questo non piacque a Cosma e fu il motivo di una lite con il fratello: avrebbero dovuto mantenere la più stretta gratuità.
Il martirio e il culto
Vivevano nel periodo della persecuzione ai cristiani da parte dell’imperatore Diocleziano. Affermare pubblicamente di essere cristiani era un pericolo per cui si rischiava il carcere e anche la condanna a morte.
Proprio questo capitò ai due gemelli che per aver testimoniato con le parole e con le azioni caritatevoli il nome di Gesù Cristo furono arrestati, condannati a morte e uccisi. Era circa il 303 e furono giustiziati a Cirro, una città nell’antica Siria.
Secondo le fonti avrebbero subìto un martirio tra i più duri con delle torture particolarmente feroci e cruente dopo le quali furono uccisi con decapitazione.
Il culto a questi Santi ebbe origine subito dopo la loro morte e sul luogo della loro sepoltura in Cilicia venne eretto un santuario. Lo visitavano molti pellegrini che invocavano la loro intercessione per guarigioni fisiche. Si narra che l’imperatore Giustiniano sembra che grazie a loro ottenne una guarigione miracolosa.
Felice IV scelse la data del 26 settembre per la loro memoria liturgica con riferimento alla dedicazione della basilica del VI secolo che porta il loro nome a Roma, nel Foro Romano.
Sono anche altre le date in cui li si ricorda: nel mondo arabo sono ricordati il 17 ottobre, nella tradizione asiatica il 1° novembre e in una tradizione originaria della Siria il 1° luglio.