Figura maestosa di pontefice e di santo, San Giovanni Paolo II ha lasciato un segno indelebile nella Chiesa e nel mondo, con la sua frase celebre che ha insegnato a non aver paura di aprire il cuore a Cristo.

Quest’anno c’è stata la ricorrenza dei 20 anni dalla morte di San Giovanni Paolo II, la cui memoria liturgica è oggi, 22 ottobre, e la sua memoria è viva più che mai come la venerazione che gli portano i fedeli di ogni parte del mondo.
Grande figura di pontefice, e ancor prima di uomo, in tutta la sua vita la sua santità è stata palpabile e ha trasformato chi gli era a contatto. Nasce con il nome di Karol Józef Wojtyła il 18 maggio 1920 a Wadowice in Polonia. I suoi genitori, di cui è in corso il processo di beatificazione sono i Servi di Dio Karol Wojtyła senior ed Emilia Kaczorowska.
Da loro è stato cresciuto nella fede. L’infanzia è segnata dalla morte della madre, debole di salute, quando lui ha solo 8 anni. Successivamente un altro doloroso lutto lo colpisce: è adolescente quando muore il fratello Edmund, giovane medico contagiatosi mentre stava curando una bimba malata di scarlattina. Continua a vivere con il padre, che muore quando lui ha 20 anni. È a quell’età che si ritrova completamente senza famiglia.
Santo di oggi 22 ottobre: San Giovanni Paolo II
Giovane studente presso l’Università Jagellonica di Cracovia, è pieno di interessi: ha molti amici, gli piace la recitazione teatrale, la poesia, e si interessa di filosofia. Quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale si trova a lavorare nelle cave di pietra Solvay, poi, dopo la morte del padre avverte la vocazione al sacerdozio.
Frequenta il seminario clandestino e in quegli stessi anni recita nell’altrettanto clandestino Teatro Rapsodico che mantiene un sano e vivo spirito patriottico. Diventa sacerdote il 1° novembre 1946 e dopo un primissimo incarico in provincia fa il parroco nella chiesa di San Floriano a Cracovia.
All’età di soli 38 anni diventa vescovo ausiliare di Cracovia e nel 1964 arivescovo. Solo tre anni dopo viene creato cardinale. Nel frattempo è anche docente all’Università Jagellonica di Cracovia e all’Università Cattolica di Lublino. Durante gli anni del Concilio Vaticano II collabora ai lavori contribuendo ai documenti per la stesura della Dignitatis Humanae e della Gaudium et Spes.
L’antropologia personalista, la teologia della famiglia e il pontificato
Sviluppa l’antropologia personalista cattolica che sarà alla base del suo pensiero filosofico e che si esplicherà nella teologia della famiglia e nella teologia del corpo a cui darà vita anche dopo la sua elezione a papa. Nel 1978 partecipa prima ai due conclavi che si sono succeduti a distanza di pochi mesi e nel secondo, il 16 ottobre, viene eletto al soglio di Pietro.
Nel suo storico discorso dalla Loggia della Basilica di San Pietro, si è definito “venuto da lontano“, e ha subito conquistato tutti con la sua affabilità e amorevolezza e il suo “se mi sbaglio mi corrigerete” riferito alla sua conoscenza della lingua italiana.
Il 22 ottobre nella Messa di inizio pontificato, data che è stata scelta come memoria liturgica, definisce il suo programma e lo incentra tutto sull’apertura del cuore a Cristo. Le sue parole, dette con tono forte e coinvolgente sono rimaste emblematiche di tutto il suo pontificato. “Non abbiate paura, aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo. Aprite, i confini degli Stati, i sistemi economici, come quelli politici. Non abbiate parua! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!”” è la parte del discorso rimasta indimenticabile.
Ponendo al centro la visione personalista cristiana che riflette sulla genealogia divina, ovvero l’origine dell’essere umano da Dio scaturisce la concezione dell’uomo, della donna e ne consegue quella riguardante il matrimonio e la famiglia. Nei primi 5 anni di pontificato dà vita ad un ciclo di catechesi in cui sviluppa la Teologia del corpo. Scrive poi 14 encicliche su vari temi.
Nel “Totus tuus”, la piena devozione a Maria
La forte devozione di San Giovanni Paolo II alla Madonna riveste tutta la sua vita. Si sintetizza nel suo motto apostolico “Totus tuus ego sum et omnia mea tua sunt” tratto da un testo di San Luigi Grignon de Montfort ed esprime la piena fiducia che riponeva nella Madre di Dio.
Ed è lei a salvarlo il 13 maggio 1981, quando un terrorista turco gli spara in un attentato in piazza San Pietro, mentre lui in papamobile fa il giro di saluti tra i fedeli. I medici affermano che è come se una mano avesse deviato il proiettile che solo per poco non ha colpito il cuore andandogli molto vicino. È la mano di Maria, che il Santo Padre ha voluto ringraziare, in quella data tanto significativa, quella dell’anniversario della prima apparizione a Fatima, e nella corona della statua della Madonna ha voluto far incastonare il proiettile in segno di ringraziamento.
Oltre al culto a Maria, il suo legame fortissimo è con la Divina Misericordia. È lui il papa che ha istituito la Festa della Divina Misericordia la Domenica in Albis, ovvero quella dopo Pasqua, rispettando le richieste di Gesù a Santa Faustina Kowalska. Ed è proprio dopo i Vespri nella Vigilia della Divina Misericordia, il 2 aprile 2005, che muore nel Palazzo Apostolico, dopo anni di fatiche a causa del morbo di Parkinson.
Definito come il pontefice dei record: ha svolto 104 viaggi apostolici oltre 148 visite pastorali in Italia. Ha contribuito significativamente alla caduta del muro di Berlino operando un’importante influenza politica. Parlava 13 lingue e ha canonizzato il più elevato numero di Santi in tutta la storia della Chiesa.
Lui stesso è stato invocato come “Santo subito” al suo funerale celebrato da colui che sarebbe stato il suo successore, Joseph Ratzinger. Beatificato nel 2011, è stato canonizzato il 27 aprile 2014.