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Santi

Oggi 22 gennaio, festa di San Vincenzo da Saragozza: loda Dio prima di essere martirizzato

Martire spagnolo dei primi secoli, san Vincenzo da Saragozza andò alla morte con animo sereno, al punto di cantare lode a Dio. Sant’Agostino lo prese a modello.

San Vincenzo da Saragozza – lalucedimaria.it

Oggi, 22 gennaio, si ricorda san Vincenzo da Saragozza. L’epoca in cui visse questo martire spagnolo è la fine del III secolo e gli inizi del IV, quindi nel tempo della persecuzione ai cristiani dell’imperatore Diocleziano.

Viene ricordato soprattutto per la forza della sua fede e per il modo esemplare in cui affrontò il martirio, con fermezza e con coraggio, senza mai cedere allo sconforto, anzi, annunciando il Signore fino alla fine, anche nei momenti più dolorosi.

Era nato da una nobile famiglia che gli aveva dato un’educazione cristiana. Studiò a Saragozza e all’età di 22 anni divenne diacono sotto la guida del vescovo Valerio, che la Chiesa venera come confessore della fede.

Santo di oggi 22 gennaio: San Vincenzo da Saragozza

Superò un problema di balbuzie grazie alla predicazione che doveva svolgere. La feroce persecuzione lo vide coinvolto insieme al suo vescovo. Entrambi furono portati a Valencia al cospetto del prefetto Daciano per rispondere dell’accusa di professare la fede cristiana.

Imprigionati, subirono numerose angherie da parte dei soldati, che si trasformarono in torture dal momento che gli venne anche negato il cibo per diversi giorni.

Nonostante le privazioni e la sofferenza però l’animo di san Vincenzo era forte e saldo nella fede e anche in prigione non si stancava di parlare con amore del Signore. Diceva infatti ai suoi persecutori : “La nostra fede è una sola. Gesù è il vero Dio: noi siamo suoi servi e testimoni. Non temiamo nulla nel nome di Gesù Cristo e vi stancherete prima voi a tormentarci che noi a soffrire. Non credere di piegarci né con la promessa di onori né con la minaccia di morte perché dalla morte che tu ci avrai dato saremo condotti alla vita“.

Il coraggio della fede nelle torture

Mentre il vescovo fu mandato in esilio, san Vincenzo fu torturato e condotto alla morte. Subì un primo tremendo supplizio quando fu spogliato e colpito con corde, poi passato sotto le ruote che gli slogarono le ossa.

Questo non fu sufficiente per i torturatori che gli lacerarono la carne con gli uncini di ferro. Con una serenità straordinaria, che può venire solo dalla fede, san Vincenzo affrontava tutto questo e si rivolgeva ai carnefici con queste parole: “Ti inganni, uomo crudele, se pensi di affliggermi distruggendo il mio corpo. C’è in me un essere libero e sereno che nessuno può violare. Cerchi di distruggere un vaso di argilla destinato a rompersi, ma invano ti sforzerai di toccare ciò che è dentro, che è soggetto solo a Dio”.

Venne anche posto sulla graticola e poi fatto passare su un pavimento pieno di pietre appuntite e cocci di ceramica. Come narra Prudenzio nel Peristephanon si verificarono anche dei prodigi: una luce invase la sua cella e le catene che lo legavano si spezzarono.

Il canto di lode prima di morire

La sua morte non avvenne tra i supplizi ma in prigionia. Morì beatamente mentre il pavimento si ricopriva di fiori. Sempre Prudenzio narra che voci di angeli si elevarono ad esaltare la sua testimonianza di fede.

Prima di morire il santo si mise a cantare lodi a Dio e nei giorni della prigionia compose anche un inno. Il modo in cui visse la sofferenza del martirio e la morte furono una testimonianza sconvolgente che produsse subito varie conversioni.

Pare che il giorno del dies natalis fosse stato il 22 gennaio 304, o forse 305.  È considerato il primo martire a Valencia. Il suo esempio diede un forte contributo allo sviluppo della Chiesa nascente di quella città, che poi lo designò come suo patrono.

La devozione dei santi

Sant’Agostino lo venerava e lo prendeva a modello di fede. Scriveva, infatti, su di lui: “Qual è oggi la contrada, qual è la provincia dove si estendono l’impero romano e il nome di Cristo che non celebri con gioia l’anniversario del martirio di san Vincenzo?“.

Ma non è il solo santo ad esser rimasto affascinato dall’esempio mirabile di san Vincenzo da Saragozza. Anche santi come sant’ Ambrogio, san Leone Magno esant’ Isidoro di Siviglia rimasero colpiti dal suo insegnamento e gli resero omaggio in molte occasioni.

Romana Cordova

Laureata in Lettere moderne e specializzata come docente di lingua italiana a stranieri amo scrivere e occuparmi di lifestyle con particolare riferimento all'ambito della gastronomia. Sono autrice di un libro di cucina e tradizioni cattoliche, tema che per diversi anni ho approfondito anche in una trasmissione radiofonica.

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Romana Cordova

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