Oggi 21 maggio è Sant’Eugenio de Mazenod: porta il Vangelo ai poveri

Vescovo e fondatore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, sant’Eugenio de Mazenod si adoperò con grande zelo per evangelizzare e star vicino ai poveri. 

Sant'Eugenio de Mazenod
Sant’Eugenio de Mazenod – lalucedimaria.it

Il 21 maggio la Chiesa ricorda sant’Eugenio de Mazenod, vescovo. Fu al servizio degli ultimi e si dedicò ad opera di missione tra i poveri per gran parte della sua vita. Fondà i Missionari Oblati di Maria Immacolata ed è ricordato per i suoi scritti che affiancaca alla predicazione e alle opere di carità concreta.

Nacque il 1 agosto 1782 ad Aix en Provence da una nobile famiglia che gli diede il nome di Carlo Giuseppe Eugenio. Esule della rivoluzione francese, trascorse la sua infanzia e la sua giovinezza in Italia. Aveva ricevuto una buona educazione religiosa dai genitori e fin da bambino ha coltuvato un rapporto speciale di vicinanza e dialogo con Gesù.

Santo di oggi 21 maggio: Sant’Eugenio de Mazenod

Visse prima a Torino, poi a Venezia, ma anche a Napoli e Palermo. Avvertì la vocazione religiosa e sull’esempio dei martiri che non avevano ceduto ai dettami della rivoluzione francese e per la loro fede erano stati giustiziati sentiva profondamente la sua appartenenza al Signore e diceva: “Sarò sacerdote per Lui. Io vivrò per Lui“.

A 20 anni entrò nel nel Seminario di Saint Sulpice a Parigi. Fu ordinato sacerdote nel 1811 e da subito si rivelò un grande confessore che generava molte conversioni.  Fondò un’opera con l’obiettivo della formazione cristiana dei giovani e si dedicò a fare apostolato nelle carceri.

Nel 1815 nell’antico Carmelo di Aix  diede vita alla Società dei Missionari di Provenza, che si impegnava per l’apostolato della gente più povera delle campagne. Nasceva così quello che sarebbe stato il primo nucleo degli Oblati di Maria Immacolata. Per 14 anni svolse il ruolo di vicario generale del vescovo di Marsiglia e successivamente il ministero episcopale passò a lui.

Un vescovo per i poveri

Sotto il suo episcopato la diocesi si arricchì di ben 22 parrocchie. Fece costruire il grande Santuario di Nostra Signora della Guardia e la nuova cattedrale. Diede vita ad un grande numero di chiese nuove e ne fece restaurare altre.

Svolgeva il suo ruolo di vescovo con estrema dedizione e in lui traspariva la santità di vita. L’Eucarestia era al centro della sua vita. Diceva, infatti: “Lì Gesù è in stato di vittima come sulla croce. È non solo la vittima, ma anche il Sacerdote che si offre e si immola per noi, per attirare su di noi tutte le grazie meritate con il Suo Sacrificio, per allontanare i castighi della giustizia divina che le nostre infedeltà ci attirano“.

Suscitava la simpatia e l’ammirazione di molti che percepivano la sua santità. L’attività missionaria lo animava profodamente. Sentiva la sua chiamata verso gli ultimi: “Dio mi ha mandato a evangelizzare i poveri“, diceva infatti.

Le missioni all’estero

I suoi missionari arrivano fino in Canada e nel corso del tempo crescono di numero arrivando da un iniziale 60 a 415 componenti. Le missioni animate da lui, quindi, si estendono anche all’estero, in terre molto lontane. Ci saranno missioni anche negli Stati Uniti, in Messico, a Ceylon, in Sud-Africa.

Era grande per lui la gioia di poter portare Cristo a chi non lo conosce e di risvegliare la fede in quanti era assopita. Desiderava morire in stato di lucidità e venne esaudito. Morì il 21 maggio 1861 circondato dai suoi figli spirituali che cantavano per lui il Salve Regina.

Sul suo letto di morte lasciò un testamento ai suoi Oblati in cui c’era scritto: “Tra di voi la carità, la carità, la carità; e al di fuori lo zelo per le anime“, un programma di vita ben preciso che lasciava come eredità spirituale. Fu beatificato nel 1975 e canonizzato vent’anni più tardi nel 1995.

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