Oggi 21 giugno è San Luigi Gonzaga: giovane ricco, rischia tutto per amore

Giovane ricco e nobile, san Luigi Gonzaga ha dedicato la sua breve vita a Dio e l’ha conclusa con un gesto dettato dal coraggio della carità.

San Luigi Gonzaga
San Luigi Gonzaga – lalucedimaria.it

Il 21 giugno è la memoria liturgica di san Luigi Gonzaga, nobile e ricco giovane della provincia di Mantova. Lì nacque il 9 marzo 1568, precisamente a Castiglione delle Stiviere, da un’agiata famiglia della nobiltà. Figlio di un marchese, era il primo di 8 figli e in quanto figlio maggiore a lui spettava portare avanti la dinastia.

Per questo viene avviato alla carriera militare fin dalla più tenera età. A soli 5 anni dovette indossare l’elmo e la corazza, ma fin da subito si comprese che non era avvezzo a quel tipo di vita. La sua attitudine era un’altra e avrebbe scelto di seguire la sua strada anche contro le ostilità paterne.

Santo del 21 giugno: San Luigi Gonzaga

La vocazione alla vita religiosa inizia a farsi strada in lui molto presto. Già a 7 anni trascorreva molto tempo in preghiera e a 10 sentì di volersi consacrare al Signore. Fa perciò voto di castità e a 12 anni riceve la Prima Comunione dal vescovo san Carlo Borromeo.

Via via che cresce vuole realizzare la sua chiamata e a 17 anni desidera entrare a far parte della Compagnia di Gesù. Ma incontra l’opposizione del padre, che per lui ha altri piani. Va a Roma e tra gli insegnanti ha san Roberto Bellarmino che di certo è per lui una guida sicura per tutta la sua breve esistenza. Sarà proprio lui che dopo la sua morte si preoccuperà di dare avvio alla causa di beatificazione.

Luigi aveva una sapienza innata e una conoscenza approfondita delle cose di Dio tanto da stupire i gesuiti che lo avevano come alunno. A chi gli diceva che doveva pensare meno al Signore lui rispondeva ” mentre cerco di distraèr la mente da Dio che io tenerla sempre raccolta in Dio, perché questo già per l’uso mi è quasi diventato connaturale, e vi trovo quiete e riposo e non pena”. 

Un ragazzo fuori dal comune e il coraggio che anima il suo cuore

La contemplazione gli era connaturale, non ne poteva fare a meno. Voleva seguire il Signore, e ai familiari che si opponevano alla sua scelta rispondeva con schiettezza in modo fermo e deciso. Diceva infatti: ““Cerco la salvezza, cercatela anche voi!Non si può servire a due padroni“.

Aveva deciso di perseguire una via di santità che passava da una purezza d’animo che gli era propria. Negli anni tra il 1590 e il 1591 Roma era stata colpita da una forte siccità e da una serie di malattie infettive che avevano prodotto lo scoppio di un’epidemia. 

Luigi non esitava ad andare in giro presso le case dei nobili per elemosinare aiuti che avrebbe distribuito ai poveri. Non solo, non temeva di andare ad assistere i malati, perchè in loro vedeva il volto di Cristo. Ardeva di amore e questo amore lo faceva agire con coraggio, sfidando il male, consumandosi per gli altri.

L’atto d’amore finale

Sarà un estremo atto d’amore a costargli la vita, ma anche a fargliela spendere appieno, santamente. IL 3 marzo 1591 si imbatte in un appestato che era stato abbandonato per le strade della città. Lui lo vede ed è preso da compassione: non può certo lasciarlo da solo là. Così decide di caricarselo sulle spalle e portarlo in ospedale.

Questo gesto, questo coraggioso atto d’amore, gli produrrà il contagio. Ma l’aiuto all’altro, la prossimità, il conforto nel dolore, tutto per il fuoco della carità che ardeva in lui, non lo hanno fatto esitare. Sapendo di star per morire diceva a tutti : “Me ne vado felice“, perché era certo dell’incontro con Dio.

Scrive anche una lettera alla madre in cui le dice: “Madre illustrissima, devi gioire grandemente perché per merito tuo Dio mi indica la vera felicità e mi libera dal timore di perderlo. Ti confiderò, o illustrissima signora, che meditando le bontà divine, mare senza fondo e senza confini, la mia mente si smarrisce. Non riesco a capacitarmi come il Signore guardi alla mia piccola e breve fatica e mi premi con il riposo eterno e dal Cielo mi inviti a quella felicità che io fino ad ora ho cercato con negligenza […]. O illustrissima signora, guardati dall’offendere l’infinita bontà divina, piangendo come morto chi vive al cospetto di Dio […]. E tu continua ad assistermi con la tua materna benedizione, mentre sono in mare verso il porto di tutte le mie speranze“.

Viene canonizzato nel 1726 . Nel corso del tempo è diventato patrono degli studenti, della gioventù cattolica e dei malati di Aids.

Gestione cookie