Sacerdote boemo, San Giovanni Nepomuceno subisce la perfidia del re Venceslao, ma questo non gli impedisce di promuovere la giustizia di Dio.
Per difendere la Chiesa San Giovanni Nepomuceno non esitò ad affrontare grandi sofferenze, ma seppe resistere con fede salda e animo forte. Nato nel 1330, a Nepomuk in Boemia, è con il nome della sua città natale che viene ricordato.
Si laureò in Diritto canonico all’Università di Padova e divenne sacerdote. Ricevette ben presto vari incarichi ecclesiastici, viene nominato canonico della cattedrale di San Vito ma senza i benefici che ne derivavano. Era un brillante nell’attività di predicazione e proprio per questo fu scelto per essere il predicatore alla corte di re Venceslao IV di Boemia. Qui però una persecuzione lo avrebbe atteso.
Venceslao aveva le sue mire espansionistiche e quando nel 1393 il monastero di Kladruby restò vacante per la morte dell’abate, il monarca ordinò di trasformarlo in una sede vescovile per inserirvi una persona di suo gradimento. Giovanni si oppose ad un gesto del genere. Esperto di Diritto canonico provò a dimostrare che questo atto violava la libertà ecclesiale e si adoperò per l’elezione canonica di un nuovo abate.
Ma il re voleva imporre con la forza la sua decisione e si comportò di conseguenza. Fece arrestare Giovanni e in carcere lo fa sottoporre a molte torture insieme ad altri personaggi ecclesiastici. Ma mentre gli altri cedevano pur di non soffrire e si sottomettevano alla volontà del re, Giovanni resisteva tenacemente, forte della fede lottando per ciò che era effettivamente giusto.
Il re arrivò a condannarlo a morte e la notte del 20 marzo 1393 lo lo fece portare in catene davanti al fiume Moldava dove, dopo esser stato fatto salire su un parapetto Giovanni Nepomuceno fu fatto saltare giù. Morirà nel fiume per annegamento.
Esiste però anche un’altra versione della storia risalente ad alcuni annali scritti 60 anni circa dopo la morte del Santo. Secondo questo racconto Giovanni era il confessore della moglie del re Venceslao, la regina Giovanna di Baviera. Si racconta che un giorno il monarca gli ordinò di rivelargli ciò che lei gli aveva confessato perché dubitava della fedeltà della moglie. Ma ovviamente Giovanni si rifiutò di violare il segreto della Confessione e si dice che fu questo il motivo che portò il re a vendicarsi e a perseguitarlo con la tortura e la morte.
Il resto del racconto, cioè la modalità in cui Giovanni Nepomuceno fu ucciso sembrano essere uguali. L’annegamento sarebbe avvenuto nello stesso fiume, spinto dalle guardie del re. Tuttora tra il sesto e il settimo pilone che si trovano nei pressi del fiume Moldava si trova una croce in memoria del sacrificio di questo sacerdote coraggioso e santo.
San Giovanni Nepomuceno è chiamato il “martire del Sacramento” proprio per non aver violato il segreto che vincola il sacerdote a non rivelare ciò che ha ascoltato nel sacramento della Riconciliazione. È diventato il patrono della Slovacchia e della Boemia e viene invocato per chiedere la protezione dalle alluvioni e per salvaguardare coloro che rischiano di annegare.
Fortissimo martire della Confessione sacramentale,
intrepido esempio di fedeltà e di rettitudine,
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