Oggi 2 dicembre: Servo di Dio Antonio Ferrer Rodrigo | Orribilmente martirizzato a soli 15 anni

Antonio Ferrer Rodrigo, detto Tonin, testimoniò la fede senza paura, e fu ucciso n odio a Cristo, in modo orribile, all’età di 15 anni.

Lo uccisero i comunisti spagnoli assieme a suo padre. La sua unica colpa? Quella di credere in Dio.

Tonin
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Oggi la Chiesa indica a tutti i fedeli la figura di un giovanissimo martire: Antonio Ferrer Rodrigo, trucidato a soli 15 anni durante le terribili persecuzioni anticattoliche della Guerra civile spagnola.

Antonio, che tutti chiamavano semplicemente Tonin, nasce il 19 febbraio 1921 in Spagna, a  Alfafar (Valencia). I suoi genitori si chiamano Eliseo Ferrer Ferrer e Milagros Rodrigo Olmos. Antonio è il primogenito di casa. Dopo di lui nasceranno altri tre fratellini:  Milagros, Eliseo e Josefa.

Cresciuto nella fede e nella carità dal nonno e dalle prozie

Il piccolo Tonin cresce nella fede e nella pietà religiosa, va a catechismo e entra a fare parte dei chierichetti della parrocchia mostrando grande amore per le cose di Dio. Ma è decisivo il ruolo del nonno materno. Si chiama come lui, Antonio, è un vecchio lavoratore in là con gli anni e anche nella fede. Al punto che ogni giorno assiste alla Santa Messa e recita il Rosario in famiglia. Nonno e nipote vanno spesso a Messa assieme.

E così, poco alla volta, Tonin impara dal nonno le principali preghiere liturgiche cominciando a vivere la fede in maniera profonda. Dalle prozie Maria e Leonor, abituate a soccorrere i tanti poveri che bussavano alla loro porta, viene iniziato invece nell’esercizio della carità. Le due donne lo incaricano infatti di distribuire loro le elemosine.

Non è infrequente perciò vedere Tonin in chiesa a pregare in maniera raccolta e silenziosa davanti al Santissimo Sacramento o mentre recita il Rosario.

Giovanissimo testimone senza paura

Nel 1931, con l’avvento della II Repubblica inizia un momento particolarmente duro per la Chiesa. Anarchici e comunisti cominciano a perseguitare in maniera aperta i fedeli. Ma Tonin non ha paura di manifestare in pubblico la sua fede. Nel frattempo era nata l’Azione Cattolica e viene scelto come presidente nella sua parrocchia.

I rivoluzionari non sopportano il suo attivismo e iniziano a prenderlo di mira. Gli arrivano minacce anonime che gli promettono la morte se non avesse cessato le sue attività e pratiche religiose. Ma lui, invece di smettere, rilancia e intensifica ancor più la sua azione. I miliziani iniziano a pedinarlo, lo cercano per minacciarlo e molestarlo. Una volta è costretto a nascondersi sotto i sedili del cinema dove stava guardando un film. In un’altra occasione lo cercano a casa della nonna di un’amico e riesce a salvarsi solo saltando al di là del recinto.

Tonin
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Padre e figlio rapiti e orrendamente uccisi dai miliziani

Finché non arriva il 2 dicembre 1936: i miliziani si presentano nella carpenteria dove Tonin sta lavorando col padre e li costringono a seguirli in municipio. Verso sera padre e figlio vengono portati in auto alla torre di Espioca, ai confini di Picassent.

Una volta lì, li fanno scendere dalla macchina. A Tonin, che prega mormorando le sue preghiere, chiedono dove avesse nascosto certi oggetti della chiesa. Ma lui non risponde e continua a pregare e a parlare di Dio. Le sue ultime parole sono: «Viva Cristo Re». Dopodiché gli tagliano la lingua con un rasoio e subito dopo gli sparano alla tempia, uccidendolo brutalmente ad appena 15 anni, davanti suo padre.

Ma gli aguzzini non sono ancora sazi: castrano il padre di Tonin, Eliseo, “colpevole” di averlo messo al mondo di averlo voluto difendere. Infine uccidono anche lui con un colpo di pistola. I loro corpi vengono poi abbandonati in quel luogo, e solo il giorno dopo alcuni impiegati del municipio li portano al cimitero.

Il 23 Giugno 2004 viene solennemente aperto il processo diocesano nella cattedrale di Valencia di Tonin insieme ad altri 250 martiri valenciani.

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