Santo fondatore dell’ordine dei Camilliani, si adoperò in modo encomiabile, nel servire i malati nell’ospedale degli incurabili.
Di nobile famiglia, maturò la conversione e si mise al servizio dei malati nell’ospedale degli incurabili come fossero Cristo stesso. Ordinato sacerdote, fondò a Roma la Congregazione dei Chierici regolari Ministri degli Infermi.
In questo quattordicesimo giorno del mese di luglio, la chiesa venera San Camillo De Lellis. La sua figura è emblematicamente legata alla croce rossa che egli ottenne di portare cucita sull’abito religioso da papa Sisto V nel 20 giugno 1586.
La grazia di Dio raggiunse Camillo nel 1575. Durante un viaggio al convento di San Giovanni Rotondo, incontrò un frate che lo prese in disparte per dirgli: “Dio è tutto. Il resto è nulla. Bisogna salvare l’anima che non muore…”.
Fu ricoverato nell’ospedale romano di San Giacomo. Qui l’intuizione: unire la pregressa disciplina del soldato alla carità cristiana dando vita ai “Ministri degli infermi”. Quattro i voti per entrare a farne parte: obbedienza, povertà, castità, servizio ai malati.
Oltre alla cura del corpo, chi assiste il malato, secondo San Camillo, avrebbe dovuto farsi carico dello spirito. Qualcosa di radicalmente diverso da quanto accadeva negli ospedali dell’epoca, dove i malati erano abbandonati a loro stessi.
E poi un acuto discernimento dei cuori di cui fu eccezionalmente dotato, un grande buon senso unito a paterna dolcezza.
O San Camillo, che sopportasti per tanti anni con inalterabile pazienza una dolorosa malattia, ottienici di accettare con spirito di fede le infermità e le tribolazioni che il Signore vorrà mandarci per il nostro bene e la nostra purificazione.
Tu che per tutta la vita ti sei dedicato con bontà e amore all’assistenza degli infermi, portando a tutti consolazione e speranza, ottienici la grazia di riconoscere Gesù nel nostro prossimo sofferente e di servirlo con grande generosità di cuore.
Amen
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ROSALIA GIGLIANO
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