Oggi 12 giugno è Sant’Onofrio: l’eremita che viveva con un angelo

Sant’Onofrio fu un anacoreta e trascorse la sua vita prevalentemente nel deserto. Aveva un angelo per amico, che lo assisteva e gli faceva compagnia.

Sant'Onofrio
Sant’Onofrio – lalucedimaria.it

La storia di sant’Onofrio, che si ricorda oggi 12 giugno, è per molti versi avvolta nella leggenda. Non si hanno molte notizie su di lui, e quelle che ci sono sono incerte e lacunose. Accade per diversi santi dei primi secoli. L’epoca di sant’Onofrio fu il V secolo.

Le maggiori informazioni che giungono fino ai nostri giorni circa la vita di questo santo arrivano da un monaco di nome Pafnuzio. Era un suo contemporaneo ed era tanto attratto dalla sua figura e dall’aura di santità che promanava.

Santo di oggi 12 giugno: Sant’Onofrio

Sant’Onofrio è ricordato come un anacoreta, ovvero un monaco eremita che si dedicava alla contemplazione e viveva una vita scandita da varie pratiche ascetiche. A differenza del semplice eremita, l’anacoreta sceglie di intraprendere e portare avanti uno stile di ascetismo più rigoroso e duro, con una solitudine più totale secondo un tipo di ascetismo più accentuato.

Secondo racconti leggendari sant’Onofrio era figlio di un re ed era stato tanto a lungo desiderato dai suoi genitori che gli misero questo nome che, dal greco vuol dire “colui che è sempre felice“. Avvenne poi che, appena nacque, sua madre fu calunniata e si disse che lui era frutto di un adulterio. Fu posto alla cosiddetta “prova del fuoco” per accertare che la madre affermasse la verità. Si narra che non subì alcun danno da questa prova, che lo avrebbe altrimenti certamente ucciso.

Col tempo decise di votarsi alla vita eremitica: fu una scelta che prese quando era ancora molto giovane. Ad incontrarlo, durante i lunghi anni di eremitaggio, fu il monaco egiziano Pafnuzio. Questo monaco voleva ascoltare gli anacoreti che vivevano nel deserto cercando di captare quale fosse il “segreto” che consentiva loro di vivere in quel modo e di non morire.

L’incontro con Pafnuzio

Quando Pafnuzio incontrò sant’Onofrio questi era ormai in età molto avanzata. Accadde che trascorse insieme a lui gli ultimi giorni della sua vita. Fu proprio Pafnuzio, poi, che lo seppellì degnamente all’interno di una grotta.

Pafnuzio raccontò la sua esperienza nel libro La Vita. Quest’opera ebbe una grande diffusione in tutto l’Oriente. Fu grazie a questo che il culto a sant’Onofrio si diffuse e interessò tutta la zona dell’Asia minore. L’incontro con Pafnuzio ebbe luogo nei pressi del luogo in cui sant’Onofrio dimorava. Pafnuzio che aveva già trascorso molta strada si imbattè in questo già vecchio eremita.

All’inizo si spaventà nel vederlo perché sant’Onofrio aveva i capelli molto lunghi che gli scendevano fino ai piedi. Non li tagliava da tantissimo tempo. Erano all’incirca 60 anni che faceva quella vita, ma per un periodo di tempo non meglio specificato fece vita comunitaria.

Si trovava presso un monastero della Tebaide a Ermopolis, dove vivevano anche cento monaci circa. In lui però crebbe l’ardente desiderio di vivere come san Giovanni Battista e come il profeta Elia. Fu così che decise di lasciare il monastero ed intraprendere una vita eremitica.

Una vita di contemplazione e l’incontro con l’Angelo

Il Martirologio Romano ricorda sant’Onofrio con queste parole: “In Egitto sant’Onófrio Anacoreta, il quale passò religiosamente la vita per sessant’anni in un vasto deserto, e, illustre per grandi virtù e per meriti, volò al cielo. Le sue opere insigni furono narrate dall’Abate Pafnùzio”.

La sua vita fu quindi abbastanza lunga e trascorse quasi tutto il suo tempo su questa terra nella solitudine e nella contemplazione dei Signore. Dimorava presso le caverne dove dormiva. Per quanto riguarda il nutrimento, mangiava erbe selvatiche. Poi ci fu una svolta nella sua vita: incontrò l’arcangelo Michele e in lui trovò l’aiuto di cui aveva bisogno.

Questi, infatti, gli forniva l’Eucarestia, il solo vero nutrimento. Pafnuzio racconta che sant’Onofrio nell’incontro con Pafnuzio gli disse: ” “Dio ti ha inviato qui perché tu dia al mio corpo conveniente sepoltura, poiché sono giunto alla fine della mia vita terrena“. Poco dopo morì. Era un 11 giugno di un anno imprecisato.

La sua memoria e la sua famia di santità, cui seguì l’olio miracoloso predetto, si estesero interessanto tutta l’Asia minore e l’Egitto.

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