San Daniele Comboni, primo e grande missionario, ha operato in Africa e come vescovo ha lottato contro la tratta degli schiavi.
Il continente africano si lega indissolubilmente alla figura di San Daniele Comboni che, canonizzato nel 2003 da papa San Giovanni Paolo II è stato da lui definito come “insigne evangelizzatore e protettore del Continente Nero“.
Nasce il 15 marzo 1831 a Limone sul Garda da una povera famiglia di braccianti agricoli al servizio di un ricco signore della zona. È il quarto di otto figli quasi tutti morti in tenera età a a causa delle scarse risorse finanziarie Daniele Comboni va a studiare a Verona presso l’istituto fondato dal sacerdote don Nicola Mazza.
Fin dall’adolescenza, seguendo le indicazioni di questo sacerdote, matura la sua vocazione missionaria per l’Africa e allo stesso tempo sente la chiamata a farsi prete. Nel 1854 viene ordinato sacerdote e con altri cinque missionari solo tre anni dopo parte alla volta del continente da aiutare.
La missione in Sudan e la fede nelle avversità
Il primo luogo che raggiunge è il Sudan dove incontra difficoltà di ogni genere, materiali e spirituali, e si rende conto della grandissima opera che è chiamato a compiere. Nonostante ciò non perde l’entusiasmo che lo anima e va avanti giorno dopo giorno senza desistere.
Il suo motto di quel periodo era “O Nigrizia o morte“. Usando il termine con cui era definita l’Africa voleva indicare la sua volontà di proseguire a tutti i costi la missione che sentiva da sempre di dover svolgere.
Quando torna in Italia nel 1864 e va a Roma a pregare sulla tomba di San Pietro ha una folgorante intuizione che lo apre ad una nuova stagione missionaria. Lo esprime in quello che diventerà un altro suo motto “Salvare l’Africa con l’Africa“. Ponendo una grande fiducia nel popolo africano comprende come orientare la sua attività per coinvolgere gli abitanti di quel continente ed aiutarli.
Le opere missionarie in Italia e nel mondo
Comboni si adopera per una propaganda missionaria molto forte e chiede aiuto sia ai potenti dell’epoca che alla gente comune. Nel 1867 fonda l’isitituto dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e nel 1872 le Pie Madri della Nigrizia, istituto di suore.
Diventa teologo collaboratore del vescovo di Verona e prende parte al Concilio Vaticano I in cui si impegna a promuovere forme di evangelizzazione per l’Africa Centrale. Nel 1877 è nominato vescovo e si adopera in ogni modo per la liberazione del continente africano dallo schiavismo.
Trova ostacoli e le sue idee sono considerate originali e insolite, ma si rivelano efficaci e produttive. Gli ultimi anni della sua vita sono dolorosi perchè vive la perdita di stretti collaboratori e la fatica si accumula su di lui in modo pesante.
Calunniato e accusato ingiustamente sopporta molte amarezze. Lascia questa terra all’età di soli 50 anni il 10 ottobre 1881 a causa del colera mentre si trova a Khartoum. Cosciente di morire dirà “Io muoio, ma la mia opera non morirà” e infatti sarà effettimente così.
L’aiuto sommo: evangelizzare
Il sostegno che San Daniele Comboni forniva alle popolazioni africane non era soltanto materiale ed assistenzialistico. L’aiuto per i bisogni pratici, così come il contrasto alla schiavitù rientravano in un’opera più vasta e importante di evangelizzazione.
“Tenete sempre fissi gli occhi in Gesù Cristo” erano le sue parole. Prima di ogni cosa è l’annuncio del Vangelo, favorire un incontro con Gesù, farlo conoscere a chi non ne ha mai sentito parlare, è questo l’interesse primario che lo animava.
Lo slancio missionario che deve essere alla base della vita di ogni battezzato in San Daniele Comboni si è epresso in modo preponderante e peculiare verso chi viveva in condizioni di estremo disagio in quella terra lontana.