San Giovanni Paolo II lo ha definito «insigne evangelizzatore e protettore del Continente Nero».
Lui è Daniele Comboni: l’Apostolo dell’Africa, il Santo consumato dal desiderio di portare Cristo agli africani.

Daniele Comboni nasce nel 1831 a Limone sul Garda (Brescia) da una famiglia di umili braccianti. È il quarto di otto figli, quasi tutti morti in giovane età. Nel 1843 si trasferisce a Verona per frequentare l’istituto fondato da don Nicola Mazza per consentire ai giovani più poveri di poter studiare.
Proprio don Mazza infonde nel giovane Comboni l’amore per l’Africa e per la missione. Negli anni veronesi scopre anche la vocazione al sacerdozio. Tre anni dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta nel 1854, Daniele è in Africa con altri quattro sacerdoti legati a don Mazza, due dei quali muoiono poco tempo dopo. Due anni dopo è costretto a rientrare in Italia a causa delle continue febbre malariche.
«O Nigrizia o morte»
Ma anche così continua la sua opera a favore del Continente nero e conia il celebre motto «O Nigrizia o morte», o l’Africa o la morte. Non rinuncerà certo alla missione in Africa, dove andrà in totale otto volte.
Nel 1864, mentre è in preghiera sulla tomba di San Pietro in Vaticano ha un’ispirazione: preparare un “Piano per la rigenerazione dell’Africa per mezzo degli Africani”. Sarà sua costante convinzione, maturata fin dagli inizi del suo cammino vocazionale,
Comboni prevede e promuove anche l’indispensabile ruolo della donna nella rigenerazione del continente africano.
Gli occhi fissi su Gesù
Tra una missione e l’altra gira per l’Europa per cercare finanziamenti per i suoi progetti. Così va a presentarli a papa Pio IX, al Dicastero di Propaganda Fide, al vescovo di Verona, ai leader politici europei. Daniele ha un solo obiettivo: far conoscere Cristo all’Africa. Per lui l’evangelizzazione è la missione di tutti i cattolici. A dare impulso alla sua azione missionaria è l’incontro con Gesù. Ai suoi missionari e alle missionarie ripete sempre: «Tenete sempre fissi gli occhi in Gesù Cristo».
Nel 1867 fonda un istituto di missionari e nel 1872 il corrispondente ramo femminile, oggi noti come oggi conosciuti come Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e Suore Missionarie Pie Madri della Nigrizia. Dà vita anche a una rivista che poi diventerà l’attuale «Nigrizia».
Partecipa al Concilio Vaticano I (1870) dove riesce perfino a far firmare a 70 vescovi una petizione per l’evangelizzazione dell’Africa centrale. Ciò che gli sta più a cuore, come scriverà prima di morire, «è che si converta la Nigrizia. E questa è stata l’unica e vera passione della mia vita intera, e lo sarà fino alla morte, e non ne arrossisco per nulla».
In lotta contro la schiavitù
Si batte contro la schiavitù e la tratta dei neri, senza timore di scontrarsi coi potentati locali. Muore nel 1881, a cinquant’anni, a causa di una epidemia di colera che aveva colpito Khartoum, dove verrà sepolto.
Nel 2003 papa Giovanni Paolo II lo proclama santo, dopo averlo beatificato nel 1996.

Preghiera a San Daniele Comboni
O Dio, che vuoi la salvezza di tutti, risveglia in ogni cristiano un forte slancio missionario, affinché Cristo sia annunciato a coloro che non l’hanno ancora conosciuto. Suscita molte vocazioni e sostieni con la tua grazia i missionari nell’opera di evangelizzazione. Concedi ad ognuno di noi, per l’intercessione del beato Daniele Comboni, di sentire la responsabilità verso le missioni e soprattutto di comprendere che il nostro primo impegno per la diffusione della fede è quello di vivere una vita profondamente cristiana. Per Cristo nostro Signore. Ame