L’ultima fatica letteraria di don Fabio, è incentrata sulla figura di San Giuseppe, che ce lo descrive in modo davvero inusuale.
Si intitola “San Giuseppe. Accogliere, custodire e nutrire” ed è in tutte le librerie dal 10 giugno scorso. Nell’anno dedicato al Santo, si cerca di approfondire, sempre di più, la figura di questo personaggio anche attraverso le parole di diversi sacerdoti. E Don Fabio è uno di questi.
Lui è il direttore dell’Ufficio per le Vocazioni della Diocesi di Roma e, nel 1993, ideò e diede inizio al percorso sui “Dieci Comandamenti”, per giovani e fidanzati, ora noto in tutto il mondo cattolico. Don Fabio Rosini presenta ai suoi lettori l’ultima sua fatica letteraria, dedicata questa volta a San Giuseppe.
In libreria è uscito il suo ultimo libro: “San Giuseppe. Accogliere, custodire e nutrire” “San Giuseppe rappresenta una figura splendida per capire l’arte della paternità spirituale, che è la custodia della vita altrui nel senso più tenero e amorevole del termine. È la parte meravigliosamente umana delle opere di Dio” – spiega in un’intervista ad Avvenire.
Un libro che nasce e prende spunto dalle catechesi che il sacerdote stesso ha fatto e tenuto, in questi ultimi anni, proprio sulla figura dei San Giuseppe: “Nasce da una catechesi su di lui fatta anni fa insieme al mio amico padre Ismael Barros, con una lettura del famoso “dubbio” di Giuseppe: cioè il punto non è se Maria sia incinta per opera dello Spirito Santo o meno ma il timore di trovarsi di fronte a una cosa tanto meravigliosa e grande e non sentirsi all’altezza” – continua.
L’ansia di non esser mai abbastanza o di non essere all’altezza delle aspettative, è uno dei dubbi che più attanaglia i giovani, in particolare coloro che sono in fase di discernimento. E don Fabio lo analizza guardando proprio al Santo: “La sfida di San Giuseppe è quella se entrare o meno nell’opera di Dio. Spesso ne ho parlato anche ai sacerdoti, durante corsi sul munus docendi, il servizio dell’insegnamento” – spiega.
Il sacerdote, spronato a mettere per iscritto tutti i suoi pensieri e le sue catechesi, ha deciso di parlare ai giovani e non solo di San Giuseppe: “C’era la necessità di parlare della paternità in maniera costruttiva” – ha concluso.
Fonte: avvenire
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ROSALIA GIGLIANO
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