L’espressione “Peccato contro natura” è ben nota ai giorni nostri sopratutto per la condanna dei rapporti omosessuali che da qualche decennio a questa parte si sono palesati al mondo intero e che, al momento, stanno vivendo un processo di normalizzazione sociologico ed etico che non ha precedenti nella storia dell’umanità. Sebbene l’omosessualità sia il più grave dei peccati contro natura non e il solo dal quale i cristiani si devono guardare per non incorrere in punizioni eterne, dato che questi, per ricordare le parole di Santa Caterina: “Fanno Schifo persino ai demoni” .
Don Leonardo Maria Pompei ricorda ai fedeli che i peccati di tal fatta sono di tre tipologie e che per la prima volta sono stati descritti con dovizia di particolari da San Tommaso d’Aquino:
Il primo e meno grave peccato contro natura, ricorda il sacerdote, è la masturbazione: si tratta di una deviazione dalla normale sessualità tra marito e moglie, poiché è finalizzata esclusivamente al raggiungimento del piacere fisico personale e non alla procreazione o per dirla con le parole di Don Pompei: “La prima forma del peccato impuro contro natura è la masturbazione, la meno grave di tutte, ma comunque da annoverare come disordine innaturale, in quanto non rispetta l’ordinazione naturale della sessualità alla relazione, consistendo appunto nel procurarsi il piacere sessuale in modo solitario”.
Il secondo peccato impuro contro la natura è rappresentato da atti sessuali devianti in un rapporto di coppia eterosessuale, compreso quello tra marito e moglie. Si tratta di forme alternative di ricerca del puro godimento non finalizzato alla semplice procreazione, questi ricorda il parroco sono spesso accettati dalle donne che credono erroneamente di dover soddisfare ogni volontà del marito: “E’ una fattispecie che, partendo dalle richieste di prestazioni sessuali “alternative” al rapporto naturale (che, per pudore e decenza, non è bene nominare), giunge alle vere e proprie perversioni sessuali, che – sia detto ad onor del vero – possono riguardare tranquillamente anche persone che oggi chiameremmo “eterosessuali”. Non poche sono le povere donne sposate, sia in passato che al presente, che soffrono a causa di indebite richieste da parte del coniuge, a cui, peraltro, ritengono di dover consentire in quanto mogli degli sciagurati richiedenti”. In questi casi, conclude il sacerdote, la donna non ha solo il diritto, ma il dovere di rifiutarsi.
Il terzo e più grave atto contro natura è l’omosessualità, di cui si sanno ampiamente le colpe che raggiungono il culmine nel riprovevole atto della sodomia. Su questo il Sacerdote cita la manifesta condanna nelle sacre scritture: “Le parole della Sacra Scrittura – e ancor più le tacite parole di Dio che rase al suolo con fuoco divorante la città di Sodoma (da cui prende il nome teologico questo vizio) – sono quanto mai eloquenti e dinanzi ad esse non si comprende come sia possibile essere giunti al grado di follia contemporanea che vede in oltre mezza Europa legalizzate le unioni omosessuali addirittura nella forma del matrimonio”.