L’ Isis non si ferma mai , non si placa davanti a niente e nessuno
E’ arrivato un altro Natale, Gesù viene nuovamente tra noi, ma la gente si uccide ancora.
L’ultimo colpo dell’Isis addolora tutto il mondo, tutte le persone che cercano la pace, perché, al di la del Credo e delle scelte o delle imposizioni culturali, il cristiano, il seguace del Bambino Gesù, che nasce in una mangiatoia, vorrebbe scorgere l’uomo e la sua essenza.
Il nunzio apostolico in Egitto, Monsignor Bruno Musarò, spera di vedere presto un segno della imminente disgregazione dell’Isis, che stavolta ha voluto colpire altri musulmani, ritenuti, addirittura non degli di essere tali.
Con Monsignor Musarò lo speriamo tutti, ma soprattutto osiamo sperare ancora che il cuore della gente cambi e ritrovi un autentico sentimento di amore fraterno e lo propaghi, nella misura in cui riesce a recepirlo e oltre.
La moschea Sufi, nei pressi del Sinai, ha visto una stage, la morte di 305 persone; anche il Santo Padre, nell’Angelus di domenica scorsa, ha sottolineato che quelle vittime erano “persone che stavano pregando”; che Dio “ci liberi da queste tragedie e sostenga gli sforzi di tutti coloro che operano per la pace”. E le chiese intanto suonano a lutto per i fratelli persi.
“I sufiti sono considerati degli innovatori nell’interpretazione del Corano. Sembra poi che sia stata colpita quella moschea anche a causa della presenza di militari che erano lì a pregare”.
E ora non ci rimane che pregare, ancora più insistentemente, perché questi fatti non accadano mai più e i leader religiosi del mondo intero siano uniti, nel proporsi e attuare l’avvento di un rinnovato mondo.