Non bisogna essere per forza Cristiani, per capire che l’aborto è un omicidio

 

In una società sempre più pervasa dall’individualismo, in cui sembrano non avere valore le regole  al rispetto dell’altro, alla retta empatia, che potremmo avere nei confronti delle persone che ci vivono accanto, molti confondono l’approccio anti-abortista con un presa di posizione esclusivamente cristiana.

Pare quasi che il dichiararsi non credenti, laici, possa giustificare la scelta di far morire un bambino che cresce dentro il grembo di una madre.

A smentire questa falsa concezione, ci aiuta addirittura Ippocrate di Coo.

E’ considerato il padre della medicina, colui che la rese una professione come oggi la conosciamo, e, poiché nacque nel 460 A.C., in una Grecia governata dagli dei dell’Olimpo, non si può certo ritenere un seguace di Gesù.

Ancora oggi, coloro che diventano medici, giurano, secondo un documento redatto da Ippocrate, che, a un certo punto, dice: “Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo.”. “Non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona.”.

Ora, le frasi appena citate dovrebbe far impallidire tutti quei medici che consigliano l’aborto (ma anche eutanasia); dovrebbe richiamare le loro coscienza alla missione per cui hanno compiuto una serie di studi e per cui hanno giurato di prendersi cura degli altri.

Ma così non è e, oggi, si differenziano i medici abortisti dagli obiettori di coscienza e, per questi ultimi, la vita professionale è messa davvero a dura prova.

L’alibi, allora, che vorrebbe gli anti-abortisti esclusivamente cristiani, non regge proprio.

Anche molte associazioni pro-life sono laiche, composte da persone assolutamente non cristiane o religiose, ma che riconoscono il valore della vita altrui, che per nessuna ragione va messa in pericolo.

Norberto Bobbio, che per tutta la vita si è dedicato alle problematiche che impedivano la pace e la giustizia, la libertà e la democrazia (tra le altre cose) e che, per questo suo atteggiamento di alta moralità e impegno civico, veniva definito il “Papa laico”, disse: “Dice Stuart Mill: “Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l’individuo è sovrano.”. Adesso le femministe dicono: “Il corpo è mio e lo gestisco io.”. Sembrerebbe una perfetta applicazione di questo principio. Io, invece, dico che è aberrante farvi rientrare l’aborto. L’individuo è uno, singolo. Nel caso dell’aborto c’è un “altro” nel corpo della donna. (…) Con l’aborto dispone di una vita altrui. Quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido, in senso assoluto, come un imperativo categorico, il “non uccidere”? E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere.”.

E persino Papa Francesco distingue la scelta di non uccidere da quella di voler essere un cristiano devoto: “Non per un discorso di fede -no, no- ma di ragione, per un discorso di scienza! Non esiste una vita umana più sacra di un’altra, come non esiste una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra. La credibilità di un sistema sanitario non si misura solo per l’efficienza, ma soprattutto per l’attenzione e l’amore verso le persone, la cui vita sempre è sacra e inviolabile.”. 

Ecco perché si spera che il valore della vita possa essere riconosciuto da chiunque, poiché, non si aspetti di essere convertiti, per proteggere il diritto di ognuno a venire al mondo.

 

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