Non aspettate il dolore per pregare, lasciate che la preghiera vi cambi

 

 

Molte persone per anni distanti dalla fede si avvicinano ad essa in un momento di estremo dolore, molti altri invece, che di fede hanno vissuto per tutta una vita, si allontano da essa per il medesimo motivo. Viene da chiedersi il perché di questa tendenza, il perché si debba pensare che il male venga da Dio. Molti avranno da obbiettare a questa domanda dicendo che venendo tutto da Esso, anche il male e la sofferenza devono far parte del suo progetto, da qui sorge la domanda forse più comune tra i fedeli: Perché?

 

Probabilmente si tratta di una domanda a cui molti non daranno mai una risposta, il problema fondante di questo dilemma è la prospettiva di analisi se, invece di attribuire il male della nostra vita a Dio come se ci volesse punire per qualche cosa che abbiamo o non abbiamo fatto, pensassimo al dolore ed alla sofferenza come un male necessario affinché si possa crescere interiormente ed accedere alla vita eterna avremmo già la nostra risposta.

 

Dio non vuole il nostro male, suo figlio è disceso in terra per darci una possibilità di salvezza ed egli stesso ha sofferto e si è sacrificato per noi facendoci capire che apprezza lo sforzo dell’essere umano in un mondo duro come quello in cui ci troviamo e che se non perderemo la fede, un giorno, potremo dimenticare gli affanni e divenire parte del tutto per l’eternità.

 

Per comprendere meglio questo messaggio è utile rileggere le parole che Padre Slavko (uno dei sacerdoti di Medjugorje) ha proferito a riguardo. Il parroco ci invita a riflettere dicendo di pensare ad un bambino che accusa i genitori di causarne la sofferenza, magari semplicemente come rivalsa per una punizione giusta che in quanto bambino non riesce a comprendere, e poi ci chiede: “Cosa Pensereste di quei genitori non conoscendoli?”.

 

Questo esempio serve a fare capire ai dubbiosi che il volere di Dio, come quello dei genitori per un bambino, è spesso incomprensibile, ma esattamente come le regole imposte da un genitore è improntato ad un bene superiore che trascende tutti i dolori e le sofferenze che causa in un primo momento: “È una gioia che non esclude il dolore, i problemi, le difficoltà, le persecuzioni, perché è una gioia che li trascende tutti e porta alla rivelazione della vita eterna assieme a Dio, nell’amore e nella gioia eterna”.

 

Compreso questo si può finalmente pregare senza attendersi dei benefici immediati e personali, ci si può approcciare alla fede nella maniera corretta ed il dubbio per una sofferenza ed un malanno non esisteranno più perché come dice Padre Slavko: “La preghiera non cambia il mondo, ma cambia la persona, che poi a sua volta cambia il mondo”.

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