Recentemente, tramite una pagina Facebook, si è diffusa la storia della piccola Eva, una bambina non ancora nata che presenta una grave malformazione (la quasi totale assenza di cervello) e che secondo la scienza medica non appena nata avrà al massimo due giorni di vita. I genitori hanno deciso per portare a termine la gravidanza, così da poterla abbracciare per il breve periodo di vita concessole e poi donare gli organi a bambini bisognosi.
C’è un precedente che potrebbe incoraggiarli nella loro scelta e dare loro speranza che magari di destino di Eva sia diverso da quello prospettato, parliamo di Noah, bambino inglese che per un anomalia genetica è nato con il 2% dell’attività neuronale normale, anche in questo caso (era il 2012) i medici hanno consigliato l’aborto, ma i genitori hanno deciso per continuare la gravidanza.
Quello che nessuno si aspettava è che Noah sopravvivesse fino ad oggi, grazie a degli interventi al cervello (5 in quattro anni di vita), e che probabilmente potrà continuare a farlo se i successivi interventi in programma andranno per il meglio. Inspiegabilmente, infatti, non solo il bambino non è morto ma ha anche sviluppato le sue capacità cognitive fino a portare il proprio cervello ad un 80% della normale funzionalità. Il piccolo frequenta la scuola dove sta imparando a leggere e a scrivere, riesce a parlare normalmente e forse un giorno imparerà a camminare.
I medici sono convinti che i progressi mostrati da Noah siano dovuto all’amore che i genitori gli hanno fornito nel corso di questi anni, loro, consapevoli di ciò, continueranno a stimolarlo affinché continui a crescere. Questa è l’ennesima dimostrazione di come l’aborto non sia una soluzione da intraprendere.
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