Nicola Savino: “Dopo la morte di mia madre ho ritrovato la fede”

 

Nicola Savino si è raccontato nel corso di una recente intervista concessa a Silvia Toffanin nel programma contenitore Verissimo. Il conduttore televisivo e radiofonico ha intrattenuto il pubblico parlando del suo passato, lo ha fatto commuovere spiegando che il suo debutto televisivo è stato ritardato da un complesso causatogli dalla perdita del mignolo della mano sinistra, salvo poi strappare qualche risata con la sua classica ironia.

Il momento più toccante del racconto di Savino, però, è stato quello in cui ha parlato della scomparsa della madre, morta nel 2013 dopo essersi rotta il femore ed essere stata ricoverata per mesi. La triste notizia gli giunge mentre si trova ad un evento mondano (il quarantesimo compleanno di Javier Zanetti) e come al solito dispensa ironia e spensieratezza nel pieno stile del suo personaggio pubblico. Quando la sorella gli comunica la morte della madre, Nicola capisce di non essere più un ragazzo e perde la voglia di scherzare: “Da quel giorno sono diventato uomo, è stata una cosa tremenda ci ho messo mesi, forse un paio di anni a riprendermi”.

Inizia per il conduttore un periodo difficile, in cui deve trovare dei punti saldi, prima rappresentati dai suoi genitori e dalla sua famiglia. Nemmeno Nicola Savino sa spiegare il perché di quel profondo sconforto, sa solo che quella difficoltà gli ha permesso di diventare più forte: “La morte di mia madre, non so perché, mi ha turbato profondamente. Ma come sempre la difficoltà fortifica. Siamo persone migliori dopo che passiamo attraverso un cerchio di fuoco. Le persone che ci lasciano rimangono con noi, dentro di noi sempre”.

Ad aiutarlo nel processo di ripresa è stato il recupero di una fede accantonata da troppo tempo: “Ho trovato una parrocchia vicino casa, non entravo in una chiesa volontariamente se non per funerali, matrimoni o battesimi, dagli anni ’80. Da quando ero ragazzo. Io ho elaborato il lutto nella mia parrocchia, dove mia figlia frequentava il catechismo. Lì ho incontrato don Domenico ma lui non ha mica fatto niente, non mi ha detto “tu devi seguire, vieni”. Le porte della chiesa sono sempre aperte, è questa la cosa straordinaria della chiesa. È un luogo dove io mi sono trovato bene. Nessuno mi ha detto vai lì. Io sono andato lì, si dice sia la chiamata… chi lo sa, non lo so, so che mi ha aiutato tantissimo”.

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