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La “culla della vita” salva il neonato: Abbandono o atto di Amore?

Il neonato è stato lasciato nella “culla per la vita” della parrocchia di San Giovanni Battista nel quartiere Poggiofranco di Bari.

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La culla termica è stata creata proprio per accogliere quei neonati che i genitori naturali decidono di non tenere.

A ritrovarlo è stato il parroco don Antonio Ruccia e accanto al neonato c’era anche un biglietto:”Luigi, mamma e papà ti ameranno per sempre.

Il racconto del parroco che lo ha trovato

“Era meraviglioso! Quando è squillato il telefonino alle 8.15 di stamattina il cuore mi è arrivato in gola perché sapevo bene il significato di quel suono (..)”. Sono le parole di don Antonio Ruccia, parroco della chiesa di San Giovanni Battista, che rivelano tutta l’emozione provata nel trovare all’interno della culla termica della chiesa un neonato.

Accanto al piccolo, c’era inoltre un biglietto lasciato dai suoi genitori con su scritto il nome da dargli, Luigi, e la sua data di nascita 10 luglio 2020. E ancora un pensiero che commuove:”La mamma e il papà ti ameranno per sempre”. Il parroco ha subito allertato il 118, che ha provveduto ad affidare il bimbo alle cure mediche nel reparto di Neonatologia del Policlinico di Bari. E le sue condizioni sono risultate buone.

Neonato: la culla della vita

“L’idea della culla termica è nata qualche anno fa in collaborazione con il reparto di Neonatologia del Policlinico di Bari – racconta il parroco – e poi l’iniziativa è stata attivata il 24 giugno del 2014. Mi creda – prosegue don Antonio – vedere quella vita nella culla mi ha riempito il cuore di meraviglia e gioia. È stato indescrivibile”. E il 19 luglio 2020 per la prima volta la “culla della vita” è stata usata. Il piccolo indossava una tutina a righe bianche e azzurre e ora è accudito nel Policlinico barese.

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“Non un abbandono – aggiunge il dottor Nicola Laforgia, primario della Neonatologia dove il bimbo è ora ricoverato – ma un atto d’amore. Non parlerei di abbandono, è stato un atto di amore quello dei genitori che hanno lasciato il proprio figlio in un posto dove erano sicuri che sarebbe stato accolto e curato.

Il piccolo sta benissimo è stato visitato e non abbiamo rilevato alcuna problematica. Inutile raccontare l’emozione dei colleghi che erano di turno, è la prima volta che quella culla, installata qualche anno fa in chiesa, viene utilizzata. E io voglio vederci un segnale di speranza. La culla si è riempita in un momento particolare per tutti noi, a causa di ciò che abbiamo vissuto durante la fase acuta della pandemia.

Non abbandono ma un atto di amore

Per diversi motivi io leggo in questa storia un segnale di speranza che ci arriva. E non mi piace parlare di abbandono – prosegue il primario – perché i genitori non hanno lasciato il piccolo in un posto qualunque. Lo hanno portato in un luogo sicuro, hanno dato una possibilità a questo bimbo: è come se oggi rinascesse una seconda volta. A mio avviso si tratta di un atto di amore, non voglio nemmeno immaginare quanto sia stata sofferta e dolorosa la loro scelta”.

Il caso del neonato è già seguito dal Tribunale per i minorenni dopo la segnalazione fatta da don Antonio Ruccia ai carabinieri. Il prete è stato ascoltato in caserma dove ha ricostruito quanto accaduto, adesso si aprirà la procedura per l’affidamento. Al momento, Luigi è affidato alle cure del reparto di Terapia intensiva neonatale del Policlinico di Bari: verrà nominato un tutore legale tra il personale del reparto, sino a quando non verrà scelta la famiglia affidataria.

I genitori di Luigi hanno fatto una scelta difficile e assai dolorosa. Non tutti la capiranno e molti la criticheranno. Ma in questa scelta c’è una grande  speranza: Luigi è nato, è vivo, sta bene e gli è stata data ha una seconda possibilità.

I genitori di Luigi hanno fatto una scelta difficile e assai dolorosa. Non tutti la capiranno e molti la criticheranno. Ma in questa scelta c’è una grande  speranza: Luigi è nato, è vivo, sta bene e gli è stata data ha una seconda possibilità. E questo fatto ci stata dicendo che c’è sempre un’alternativa all’aborto e un bambino non deve essere mai considerato uno sbaglio. Perché la vita è un dono, sempre!

Simona Amabene  

 

 

 

 

 

Simona Amabene

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