Nella Diocesi di Milano niente anniversari di matrimonio, scopriamo perchè

 

La famiglia tradizionale è ormai avversata da ogni parte, ma se i “Nemici” dell’istituzione matrimoniale sono in un certo senso giustificati nella loro lotta contro la tradizione, che giustificazione si può dare ad una diocesi che si vergogna di uno dei sacramenti fondanti della sua chiesa?

 

Sembrerebbe un paradosso eppure è la triste realtà, pochi giorni prima della ‘Festa della Famiglia’ tenutasi ieri, la diocesi di Milano ha condiviso con i suoi fedeli un documento in cui venivano suggerite delle regole di comportamento quantomeno bizzarre, un vademecum che dava delle direttive a tutti i parroci su come si sarebbero dovute svolgere tutte le messe.

 

I sacerdoti erano invitati a ricordare tutti coloro che per motivi diversi si trovano nella condizione di non avere più un partner (abbandono, morte, divorzio), ma se questo sembra un invito accettabile, quello di evitare delle celebrazioni di giubilo eccessive e addirittura non celebrare gli anniversari di matrimonio supera ogni limite di sopportazione. Impossibile non interrogarsi sul motivo di tale direttiva che viene giustificata in questo modo: “Appunto per motivi di delicatezza e rispetto, l’indicazione è quella di evitare, durante le Messe di domenica prossima, la celebrazione degli anniversari di matrimonio”.

 

I fedeli a leggere una tale motivazione si sono sentiti offesi, anche perché in che modo la celebrazione della coppia e del matrimonio potrebbe offendere qualcuno? Chi dovrebbe tutelare la rinuncia a festeggiare la propria felicità? Questo non senso ha creato un malcontento generalizzato che è sfociato in polemiche talmente ferventi da costringere L’Arcivescovo di Milano Angelo Scola a rimuovere il testo controverso dalla home dell’evento.

 

Nonostante la pronta rettifica, le associazioni familiari non si sono lasciate scappare l’errore comunicativo ed hanno espresso il proprio malcontento per una decisione che non capiscono: “Vorremmo esprimere il nostro dispiacere per un invito a escludere dalla Festa della famiglia il ricordo della ricorrenza degli anniversari di matrimonio. Pur comprendendo la sottolineatura di un’attenzione nei confronti di tutte le situazioni di sofferenza, pensiamo che festeggiare gli anniversari esprima il desiderio di voler testimoniare la bellezza della famiglia e le gioie che accompagnano la vita coniugale. Non crediamo che questa testimonianza di un valore umano e cristiano possa essere recepito dai divorziati come una mancanza di rispetto o di sensibilità nei loro confronti: siamo certi invece che anche loro condividano e vivano la festa come un valore”.

 

Come dare torto alle famiglie, sembra che ormai non si possa essere felici per nessuna cosa, la tanto decantata libertà d’espressione richiesta dalle minoranze si è trasformata in un divieto di manifestare per la maggioranza del popolo, in cosa è diverso questo dal diniego della libertà di parola? L’arcivescovo si è visto costretto a spiegare che la decisione non era legata esplicitamente alla salvaguardia delle persone non sposate ma ad una linea di riflessione: “Il Servizio Diocesano per la Famiglia ha scelto da ormai dieci anni di dare come indicazione di collocare in altri momenti dell’anno pastorale questa celebrazione. Il motivo veniva proprio dall’esperienza pastorale diretta: evitare che il clima di festa prevalesse sul fine riflessivo, di coscientizzazione e di educazione che contraddistingue la scelta tipicamente ambrosiana di estrapolare la memoria liturgica della Santa Famiglia dal periodo natalizio”.

 

Sembrerebbe un modo per smorzare le polemiche per una proposta accolta male, anche perché festeggiare una ricorrenza non toglie spazio alla riflessione, anzi pone le persone in uno stato d’animo tale da permettergli di fare un bilancio della propria vita e dei propri rapporti.

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