Mosè, ha realmente diviso le acque del Mar Rosso?

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Quando si pensa all’esodo degli Israeliti dall’Egitto sotto la guida di Mosé, quello che viene in mente è la scena del condottiero del popolo ebraico che stende la mano sulle acque e tramite l’aiuto di Dio le separa permettendo al suo popolo di passare indenne tra due mura di acqua. Successivamente, quando tutta la sua gente è passata e prima che i padroni egiziani li raggiungano, Mosè, ripete lo stesso gesto e fa crollare le mura sugli inseguitori consegnando la libertà al suo popolo.

 

Questa versione dell’esodo è la più accreditata e quella che viene raccontata anche nei film che parlano di Mosé e dell’esodo del popolo ebraico, ma nella Bibbia viene raccontato proprio questo? In realtà la vicenda viene rapportata in maniera confusionaria e c’è chi sostiene che in realtà gli ebrei sarebbero passati durante la bassa marea e che sia stato il ritorno dell’alta marea a fare annegare gli egizi, dunque, il miracolo sarebbe stato solamente un indicazione del tempo esatto in cui attraversare il mare, ma per farci un opinione a riguardo ci conviene prendere il testo riguardante l’esodo: innanzi tutto non si parla di una cronologia temporale ben precisa, e nel versetto 20 del libro dell’esodo viene scritto che quella notte nessuno dei due accampamenti è stato lasciato, ma solo che una nube li divideva.

 

Ma andiamo al miracolo in se, nel versetto 16 Dio ordina a Mosè: “Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto”, questo convalida l’ipotesi che le acque siano state separate, ipotesi che sarebbe confermata nel versetto 21 dove si legge: “Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero”. Su questo passo alcuni teologi non sono d’accordo, a leggere attentamente, infatti, il vento richiamato dal gesto di Mosè e condotto da Dio avrebbe asciugato una zona estesa del mare e non un corridoio in mezzo a due mura d’acqua.

 

La redazione del testo finale, insomma, porta entrambe le versioni del miracolo assumendo un significato polisemantico: siamo davanti ad un avvenimento storico (dunque è più razionale che ci sia stata una bassa marea) ma anche un evento religioso e mistico, l’inizio della storia del popolo ebraico sotto la guida di Dio ( dunque l’idea che in un lasso ristretto di tempo Dio abbia separato le acque facendole richiudere sui persecutori del suo popolo ha un maggiore impatto). Seppur il miracolo sia raccontato in un modo simbolico, ogni anno, in periodo di Pasqua, il popolo ebraico celebra l’evento della liberazione della schiavitù come inizio della propria storia, del proprio percorso ed è forse per questo motivo che vengono conservate entrambe le versioni dell’evento, per dare un doppio significato all’accaduto una maggiore varietà al racconto.

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