Sono morta a 17 anni ed ho letto il mio libro della vita in Paradiso

Quello che è accaduto  a Ilde Genoese, ha dell’incredibile, la donna che oggi può raccontare la straordinaria realtà vissuta in prima persona. Ci sono tantissime testimonianze che dopo la morte c’è una vita ed è la conferma di quello che la nostra fede ci invita a credere.

Ecco il suo racconto:

Quando ho vissuto questa straordinaria, per certi versi terribile  esperienza avevo solo 17 anni. Stavo per iniziare a lavare i piatti quando mi accorsi che lo scaldabagno era spento. Distrattamente lasciai scorrere l’acqua, non pensando che in contemporanea sarebbe uscito anche il gas non bruciato. Con calma cercai i fiammiferi per accendere la fiamma pilota e presi una sedia per arrivare allo sportellino ma quando sfregai il fiammifero la scintilla provocò un’esplosione dello scaldabagno (ormai saturo di gas) a circa dieci centimetri dal mio viso. In un attimo vidi una grande luce e sentii un gran calore sul viso poi istantaneamente mi ritrovai in un altro luogo.

Mi guardai intorno sorpresa… tutto era luminoso malgrado ci fosse come una nebbia, ma ero sola, immediatamente compresi cosa mi era successo e pensai “Sono morta!”. Pensai che ero morta in modo stupido e che se me lo avessero detto quella mattina non ci avrei creduto, morire per una stupida disattenzione! Pensai che sarebbe venuto qualcuno a prendermi, non mi avrebbero lasciato da sola. Dopo aver pensato a questo, in un attimo, arrivò una figura alta con una lunga veste luminosa e pensai sorridendo “Sarà il custode del Paradiso San Pietro…e mi dirà tu hai fatto questo o quello”.

Senza dire una parola questa figura austera e altissima aprì il mio libro della vita e mi fece rivedere tutti gli episodi salienti della mia giovane vita, dalla quella intra uterina in poi. Vedevo il rosa della pelle di mia mamma, con la luce che filtrava dall’esterno, sentivo il suo battito cardiaco e il suo amore nei miei confronti… poi vidi i miei primi passi con le inevitabili cadute. Potevo rivedere le scene da lontano a 360 gradi e anche con gli stessi occhi di bimba, riprovando le stesse emozioni pur mantenendo un giudizio critico. Per esempio, mi rividi al Parco Sempione di Milano mentre rincorrevo un passerotto e, inavvertitamente, l’avevo calpestato con i miei piedini di bimba di poco più di un anno. Mi voltai disperata chiamando mia mamma, piangendo e vidi il passerotto che volava via alle mie spalle “allora quel passerotto si è salvato” dissi con grande sollievo.
Poi vidi la Terra dall’immensità del cielo, in un silenzio assurdo e irreale e in quel preciso momento dissi “Adesso capisco perché si vive e perché si muore, adesso tutto ha una senso“. Subito dopo, il mio funerale, io seduta sulla mia bara con davanti il mio corteo funebre e provai un grande dolore nel vedere la disperazione negli occhi dei miei cari e di tutti, mentre io volevo solo dire sto bene, ci sono ancora anche se non mi vedete….poi mi ritrovai davanti a un ponticello che passava sopra un ruscello e dietro c’erano molte persone che mi aspettavano, anche se non vedevo i loro visi, percepivo che erano legate a me e mi volevano bene, io non capivo chi potessero essere, non conoscevo così tante persone. Dietro loro un cancello enorme in ferro battuto…mi chiesero “vuoi restare o tornare?”, risposi che volevo restare che la vera casa era li, la vera vita era con loro e, facendo un passo per attraversare il cancello, mi sovvenne in mente il dolore dei miei genitori, l’avevo visto e sapevo che con quella scelta avrei dato loro un dolore enorme.
Mi dissero che non era il mio momento e mi rimandarono indietro…fui letteralmente risucchiata in un tunnel di luce e di rumori assordanti…cercavo di aggrapparmi con tutte le mie forze perché volevo vedere di più, restare di più. In un secondo mi ritrovai in cucina, ma non nel mio corpo che vedevo sotto di me sulla sedia, immobile, come una statua….lentamente scesi in quel corpo che sapevo mio e quando cominciai a vedere le cose da una distanza compatibile con esso, decisi di darmi un pizzicotto per sentire se ero ancora viva, anche se era per me un’ipotesi lontana. Con enorme sorpresa sentii di avere il tatto quindi ero ancora Viva! Scesi dalla sedia, le gambe mi tremavano mentre andai allo specchio pensando di vedere il mio viso sfigurato… così non era, avevo bruciato ciglia, sopracciglia, un po’ di capelli ma il viso era intatto. Lo scaldabagno era esploso, la copertura dello scaldabagno era finita in corridoio in pezzi ma non mi aveva colpito malgrado mi trovassi nella giusta traiettoria…l’acqua era spenta ma non ricordavo di averla fatto.
All’epoca non compresi cosa mi era successo, non riuscivo a collocarla razionalmente….fino a quando un giorno mi capitò tra le mani il libro di Raymond O’Moody, che da medico aveva iniziato a studiare queste esperienze….fu un sollievo e l’inizio di un percorso che negli anni mi ha dato la certezza che esiste una vita oltre la vita.

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