Monica Cirinnà, arrestati per usura fratello e nipote della senatrice pro-lgbt

Ieri, nell’ambito della maxioperazione antimafia coordinata dalla Dda di Roma, è stato arrestato anche l’imprenditore Claudio Cirinnà, fratello della senatrice del Pd Monica Cirinnà, latitante dal 2015, e il figlio Riccardo.

La Cirinnà è nota per le sue battaglie Lgbt, pro-gender, firmataria del ddl che porta il suo nome e che regola le unioni civili. Si tratta quindi di un brutto colpo per la politica paladina del “politicamente corretto”, da sempre esposta in prima fila nelle battaglie che riguardano questioni cosiddette “morali”.

Legami diretti della Camorra nella capitale

L’operazione delle forze dell’ordine ha portato a ventotto arresti, beni confiscati e 15 milioni di euro sequestrati, legati agli “affari di famiglia” del clan Senese. L’accusa per Claudio Cirinnà è quella di usura, estorsione e autoriciclaggio. Alle forze dell’ordine, Cirinnà non risulta legato direttamente ai Senese ma aveva una vittima in comune con il clan.

Claudio Cirinnà, oltre che fratello della senatrice Pd è anche cognato del sindaco di Fiumicino Esterino Montino, marito dell’esponente democratica. Le cronache riportano che non si tratta della prima volta che il fratello della Cirinnà finisce nei guai. Già nel 2015 è stato infatti accusato di associazione a delinquere per traffico di carburante ed evasione delle accise tra Italia, Germania, Austria e Romania.

Claudio Cirinnà era latitante dal 2015

In quell’occasione l’uomo si è nascosto per mesi in un’imbarcazione ormeggiata nel porto di Ostia. La notizia di ieri getta di nuovo nella bufera la paladina dei “diritti” degli omosessuali, sponsor di matrimoni omosessuali, adozioni per coppie gay, utero in affitto e quant’altro.

Poco dopo è arrivato il commento alla vicenda della stessa Cirinnà. “Apprendo con amarezza e dolore che mio fratello sarebbe coinvolto in un’inchiesta giudiziaria. So pochissimo della sua vita travagliata, benché abbia sempre cercato di aiutarlo a mettere sulla giusta via la sua esistenza. Il fatto che avesse accolto in casa nostro padre novantenne mi aveva fatto sperare in un ravvedimento.

Il commento della Cirinnà: addolorata e delusa

Se così non fosse ne sarei addolorata e profondamente delusa. Mi auguro che la sua posizione venga chiarita al più presto. Per quanto mi riguarda considero la responsabilità penale personale, così come personale è il dolore che provo in questo momento”.

L’ordinanza di custodia cautelare afferma che Claudio Cirinnà in molteplici occasioni ha compiuto estorsioni di somme prestate a tassi usurai, minacciando le sue vittime. In questo periodo l’uomo era latitante, e nell’intercettazione delle fiamme gialle pare che stesse minacciando la vittima di turno, dicendogli che “se non avesse ricevuto il denaro sarebbe passato alle vie di fatto nei suoi confronti e in quelli dei suoi familiari”, riporta Il Giornale.

I metodi mafiosi usati dal fratello della Cirinnà

Presentandosi dal debitore gli avrebbe aizzato contro un cane molosso. “Non mi guardare negli occhi, non mi sfidare altrimenti ti do una testata in faccia“, avrebbe detto al malcapitato, con un atteggiamento evidentemente di stile intimidatorio, che ricondurrebbe a un’attitudine tipica della criminalità organizzata.

In questa occasione infatti, a differenza delle precedenti, la direzione antimafia capitolina collega il nome di Claudio Cirinnà a quello di Michele Senese. Cirinnà si sarebbe cioè fatto consegnare da un piccolo imprenditore Antonio Leone “interessi superiori al 10 per cento mensile” su un prestito di denaro.

L’operazione Antimafia contro il clan Senese

L’ordinanza di esecuzione degli arresti, notificata dai finanzieri del nucleo di polizia economico valutaria, afferma che “nonostante si trovasse in stato di latitanza (Claudio Cirinnà, ndr) si presentava presso l’abitazione di Leone intimandogli la consegna della somma di 60mila euro minacciandolo che in caso contrario avrebbe dato corso a violenza nei suoi confronti e dei suoi familiari”.

Ora Cirinnà è finito agli arresti assieme a Michele, Angelo e Vincenzo Senese, accusati di vari reati tra cui usura ed estorsione. I tre uomini sono considerati dagli investigatori “i caposaldi della camorra nella capitale, i referenti del clan Moccia-Magliulo”, prosegue Il Giornale.

Opportunià politica e assurdità italiane

Negli ultimi giorni si è parlato sui giornali dell’idea della sinistra e del Partito Democratico di candidare Monica Cirinnà nientemeno che a sindaco di Roma. Dopo queste vicende, la proposta sarebbe quantomeno bizzarra, se non altro per opportunità politica, e non solamente per l’immagine politica dei democratici, di cui la Cirinnà è esponente di punta, che ne esce distrutta.

In un paese serio, forse, ci sarebbero conseguenze e prese d’atto ben diverse da una possibile candidatura a sindaco di Roma.

Giovanni Bernardi

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