Il lato di un uomo che, difficilmente, avremmo scorto attraverso i testi e le canzoni. La fede ha un ruolo centrale nella vita del noto paroliere
“Senza Dio, sarei al centro del nulla”, ha dichiarato in un’intervista. La preghiera e il discernimento hanno aiutato Giulio Rapetti, in arte Mogol, a superare momenti difficili della sua vita e, anche, la malattia.
Una fede profonda che gli ha dato forza e l’ha aiutato nei momenti in cui tutto sembrava crollargli addosso. Mogol non nasconde il suo rapporto con Dio e con la preghiera: “Sono una persona che prega tutti i giorni e credo sia giusto ringraziare tutti i giorni il Signore per aver avuto una vita come la mia” – spiega.
Un rapporto con Dio a tu per tu, consapevole del fatto che lui gli è sempre vicino, anche quando pensa a progetti e idee da poter, in un futuro prossimo, realizzare: “Dal Signore che mi protegge, non ho un’altra risposta che sia onesta. Bisogna stabilire questo canale. La prima motivazione deve essere aiutare gli altri. E se uno lavora lavora lavora ce la fa, è assistito” – racconta Mogol.
Durante il periodo di malattia, però, l’artista ha scoperto ancora di più il ruolo principale che la fede e, soprattutto la preghiera, hanno avuto per lui: “Dopo alcuni controlli mi hanno detto che dovevo mettere quattro bypass. Lì ho capito che l’atteggiamento più importante che dobbiamo avere è l’accettazione del proprio destino, qualunque sia. Il Signore secondo me la gradisce più di una preghiera”.
Pregare al mattino per ringraziare Dio e la Vergine: “Prego ogni giorno almeno un quarto d’ora, adesso preferibilmente la mattina. È un dialogo fatto di Ave Maria e Padre nostro. Prego per i miei morti, per i figli, i nipoti, per quelli che sono in pericolo.
Molte sono preghiere di gratitudine. Mi ricordo di quello che il Signore e la Madonna mi hanno donato, di quanto mi hanno aiutato, cerco di essere grato per tutto”.
Il suo avvicinarsi a Dio è arrivato grazie anche al sostegno di una persona speciale e fondamentale per la sua vita: “Grazie a mia moglie Daniela la mia scelta di fede è via via diventata sempre più importante.
Al Cet (Centro Europeo di Toscolano, la cittadella che ha costruito tra i boschi umbri, dove si forma “l’uomo per formare, poi, l’artista”, come lui stesso ha descritto), abbiamo tanti giovani e mi sembrava giusto avere una chiesetta. Io e mia moglie, non siamo osservanti nel senso ortodosso del termine, ma siamo due credenti” – racconta.
La fede come parte integrante della propria vita, non solo nei momenti difficili. Sentire Dio e la Vergine sempre vicini, in ogni momento, sono una garanzia per poter affrontare la vita di ogni giorno, soprattutto attraverso la preghiera.
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ROSALIA GIGLIANO
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