Il Mistero del dente in più dipinto e scolpito da Michelangelo, qual è il suo significato?

 

 

 

Si chiama Marco Bussagli lo storico dell’arte (dell’Accademia di Belle Arti di Roma) che ha rivelato la presenza di anomalie inspiegate, come il quinto incisivo superiore, in molte opere note, che simboleggiano il peccato e i dannati, soprattutto. Il trentatreesimo dente è presente nella “Furia infernale” conservata agli Uffizi, nelle “Teste grottesche” del British Museum, nella “Ugly Cleopatra” della Casa Buonarroti e in molti personaggi della Cappella Sistina, come Giona e la Sibilla Delfica. La particolarità anatomica è presente in immagini di diversi artisti, in diversi secoli, ma anche in un’opera insospettabile, come il Cristo morto tra braccia della Madre, nella “Pietà” della Basilica di San Pietro a Roma.
Il dilemma riguarda ovviamente Michelangelo Buonarroti, che in molti disegni, affreschi o statue, raffigura il dente in più, che in realtà si chiama mesiodens. E’ un difetto che realmente esiste in odontoiatria, un’irregolarità dell’arcata dentale che solitamente vede quattro incisivi (due sopra, due sotto), definita hyperdontia.
Il professor Marco Bussagli ha effettuato un lungo studio sulle opere di Michelangelo, cercando di capire cosa volesse esprimere con quella difformità e perché tanto spesso la raffigurasse.
Lo storico ha poi espresso le sue spiegazioni nel libro “I denti di Michelangelo”, che riporta una vera e propria ricerca medica, artistica e teologica sull’argomento.
Bussagli ha cercato prima di tutto di capire se all’epoca di Michelangelo la medicina conoscesse il quinto dente e se lo avesse catalogato come caso particolare. Ne ha trovato traccia nella “Practica maior” di Michele Savonarola, lo zio del più noto Girolamo, ad esempio, e anche negli scritti del dottor Realdo Colombo, amico di Michelangelo, legato all’artista dalla comune passione per l’anatomia umana; con lui si dilettava a dissezionare cadaveri per apprezzarne la conformazione.
Bussagli riferisce che religiosamente il mesiodens indicava la violenza, la lussuria, il dente del peccato, “il riflesso fisico della mancanza spirituale della Grazia”.
Qual è allora il motivo della sua presenza nell’opera della “Pietà”? Il quinto incisivo si nota solo guardando la statua dall’altro o da vicino o in foto. Bussagli ha avanzato ipotesi diverse in merito, prima di arrivare a quella conclusiva. Il primo pensiero, subito escluso, per quanto Michelangelo fosse artisticamente immenso e preciso, è che si fosse sbagliato. Il secondo è che Michelangelo volesse identificare Cristo con il Male, scartato in quanto egli si dichiarava fervente cristiano. Il terzo, più plausibile e veritiero, è che lo scultore avesse voluto evidenziare come, anche nel Corpo, il Cristo assorbisse su di sé il male del mondo. “Quel dente in più testimonia la misericordia per l’incapacità dell’Uomo di comprendere perfino i doni che Dio ci ha fatto (incluso quello della Redenzione), per la caparbia miopia di seguire il nostro apparente tornaconto.” -così ha argomentato nella lettura d’inaugurazione, presentata al XVIII Congresso Internazionale su Parodontologia e Salute Orale, a Rimini della SIdp (Società italiana di parodontologia e implantologia).

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