
Un Missionario, in Indonesia, racconta una tragica storia familiare, vissuta in seguito al suicidio di una ragazza.
Nel dolore più totale, per quello che era successo, la madre chiedeva al Missionario come comportarsi, visto che il suicidio non avrebbe permesso nemmeno delle esequie per la sua compianta figlia: “Ovviamente – sussurrò a un tratto la donna con disperazione – non ci potranno essere le esequie … la S. Messa …”.
Sollecitati dall’idea di non abbandonare quella famiglia, né la defunta che, in un momento di disperazione, aveva compiuto un gesto i cui effetti erano certamente irreversibili, tutti parteciparono alla funzione: “l’ampio cortile era gremito all’inverosimile, eppure regnava un silenzio irreale. Molti volti erano tesi e chiusi. Mi parve di cogliere espressioni di disapprovazione, nelle occhiate che molti mi lanciarono quando iniziai la S. Messa. Capii che avrei dovuto giustificare la mia decisione” (…). Signore della vita – mi sentii supplicare silenziosamente – aiutami a fargli capire che non c’è condanna alcuna nel tuo cuore per questa bimba che il dolore ha portato alla follia, ma solo compassione infinita ed infinita tenerezza. Già troppo ha sofferto sulla terra e ha già pagato troppo: ben merita il tuo Regno di gioia!”.
E quel discorso ispirato, da Dio e dalla sua infinita Misericordia, commosse tutti, tanto che le condoglianze abbracciarono -non solo metaforicamente- tutta la numerosa la famiglia della defunta, fino a sera.
Antonella Sanicanti