Ministero di catechista: perché il Papa lo ha reso necessario?

Quello di catechista è da oggi un ministero. Come preannunciato nei giorni scorsi dalla Santa Sede, è arrivato il Motu proprio Antiquum Ministerium.

Nel documento, papa Francesco ha annunciato che il rito di istituzione del nuovo ministero sarà pubblicato “entro breve tempo” dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

San Paolo, il precursore

Quello di catechista, spiega il Santo Padre nel Motu proprio “è molto antico” e si ritiene che “i primi esempi si ritrovino già negli scritti del Nuovo Testamento”. Del resto, osserva il Pontefice, “fin dai suoi inizi, la comunità cristiana ha sperimentato una diffusa forma di ministerialità”.

In particolare, San Paolo “se ne fa interprete autorevole”, quando tratta dei carismi” e dei “ministeri”, che scaturiscono dall’“unico e medesimo spirito (1 Cor 12,4-11). Tra questi: “il linguaggio di sapienza”; “il linguaggio di conoscenza”; “il dono delle guarigioni”; “il dono della profezia”, ecc.

L’intera storia dell’evangelizzazione di questi due millenni – prosegue il Pontefice – mostra con grande evidenza quanto sia stata efficace la missione dei catechisti”. In molti casi siamo davanti ad “autentici testimoni di santità”, persino a “fondatori di Chiese”, che sono arrivati a “donare la vita”. Così facendo, la “lunga schiera di beati, santi e martiri catechisti” ha rappresentato una “feconda sorgente per “l’intera storia della spiritualità cristiana”.

L’eredità del Concilio

A partire dal Concilio Vaticano II, la Chiesa ha rimesso al centro l’“impegno del laicato nell’opera di evangelizzazione”. Pertanto, “senza nulla togliere” al Vescovo in quanto “primo Catechista nella sua Diocesi”, Francesco invita a riconoscere la presenza di laici e laiche” nella collaborazione al “servizio della catechesi.

La presenza dei laici “si rende ancora più urgente ai nostri giorni per la rinnovata consapevolezza dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo”. Bergoglio individua nella fedeltà al passatoe nellaresponsabilità per il presente” le “condizioni indispensabili perché la Chiesa possa svolgere la sua missione nel mondo.

L’apostolato laicale possiede una indiscussa valenza secolare”, quindi “la funzione peculiare svolta dal Catechista, comunque, si specifica all’interno di altri servizi presenti nella comunità cristiana”. Il “servizio pastorale” del catechista si sviluppa in varie tappe: “dal primo annuncio che introduce al kerygma”, passando per la preparazione ai sacramenti fino alla “formazione permanente”. In questo percorso, il catechista è “nello stesso tempo testimone della fede, maestro e mistagogo, accompagnatore e pedagogo che istruisce a nome della Chiesa.

La lungimiranza di Paolo VI

L’istituzione del ministero catechistico, in realtà, non è un apporto originale di questo pontificato, poiché già San Paolo VI nella lettera apostolica Ministeria Quaedam (1972), sollecitò le Conferenze Episcopali affinché “si facessero promotrici per altri ministeri tra cui quello di Catechista”. Papa Montini rinnovò poi l’invito nell’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi (1975).

Quasi mezzo secolo dopo, il nuovo Motu proprio di papa Francesco afferma che “ricevere un ministero laicale come quello di Catechista imprime un’accentuazione maggiore all’impegno missionario tipico di ciascun battezzato che si deve svolgere comunque in forma pienamente secolare senza cadere in alcuna espressione di clericalizzazione”.

È bene che al ministero istituito di Catechista – prosegue Bergoglio – siano chiamati uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi”. È anche richiesto, aggiunge, “che siano fedeli collaboratori dei presbiteri e dei diaconi, disponibili a esercitare il ministero dove fosse necessario, e animati da vero entusiasmo apostolico”.

Nelle note conclusive, il Santo Padre invita le Conferenze Episcopali a “rendere fattivo il ministero di Catechista, stabilendo l’iter formativo necessario”. Auspicio finale del Pontefice è che, attraverso il discernimento dei doni dello Spirito Santo, i pastori possano realizzare il nuovo ministero “per la crescita della propria comunità.

Luca Marcolivio

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