Recentemente ha suscitato scompiglio la vicenda di una famiglia milanese: i due genitori sono venuti a conoscenza di un corso formativo su temi sensibili, quei corsi che insegnano ai bambini le meccaniche del sesso e del rispetto di genere. Non trovandosi d’accordo con la scelta dei dirigenti scolastici hanno fatto richiesta di esenzione, ma la scuola ha rifiutato il ricorso dei genitori non permettendo loro di tirar fuori la figlia da quelle ore di formazione.
Tralasciando per un attimo le convinzioni personali su simili argomenti, non è forse vero che la costituzione italiana sancisce il diritto-dovere di educare i propri figli secondo i metodi che ritengono più opportuni? Stona quindi il fatto che la richiesta dei genitori, fatta il 2 aprile scorso, non abbia ancora ottenuto soddisfazione e che il prossimo anno comincerà sulla falsa riga dello scorso.
La prima richiesta è stata fatta direttamente al preside dell’istituto, il quale ha risposto loro che l’esenzione non era congrua con il programma firmato ad inizio anno dagli stessi. I genitori della bambina allora si sono rivolti ad alcune associazioni familiari che hanno consigliato loro di fare ricorso all’ufficio scolastico regionale della Lombardia. Anche in questo caso però si è trattato di un buco nell’acqua, l’USR infatti ha rigettato il ricorso.
La risposta della dottoressa Campanelli ai due genitori è stata questa: “Le famiglie hanno il diritto, ma anche il dovere, di conoscere prima dell’iscrizione dei propri figli a scuola i contenuti del Piano dell’offerta formativa,questa opportunità offerta ai genitori consentirà di scegliere la scuola dei propri figli dopo aver attentamente analizzato e valutato le attività didattiche”. In buona sostanza i genitori hanno la possibilità di studiare attentamente i piani formativi dell’istituto scolastico prima d’iscrivere i figli e che una volta effettuata la scelta devono attenersi al programma.
I due genitori però si oppongono alle argomentazioni facendo presente come nel Ptof non vi erano descrizioni riguardo al corso. In secondo luogo come fosse erroneamente indicato che si sarebbe tenuto nella scuola primaria di secondo grado senza un’indicazione precisa. Infine fanno presente all’USR che i piani formativi vengono cambiati di anno in anno e che essendo stato inserito in quinta elementare non potevano spostare la figlia per un semplice corso rischiando di farle perdere le amicizie fatte negli anni e di dover effettuare un cambio di metodologia d’insegnamento e di studio potenzialmente controproducente. Convinti di avere finalmente successo i due genitori hanno presentato un secondo ricorso, nella speranza che la loro richiesta venga finalmente accettata.