Mia figlia decide di farsi suora, da cattolico praticante entro in crisi, perchè?

Il giornalista americano Matthew R. Wenke si è trovato di fronte ad un dilemma morale e di fede quando la sua unica figlia Nora, a soli 19 anni, gli ha confessato che avrebbe voluto diventare una suora di clausura. In un articolo scritto poco dopo la partenza definitiva della sua unica figlia ha confessato che in un primo momento si è sentito spiazzato: “Se le figlie di altri uomini mi avessero parlato del loro interesse a entrare in convento o ad aderire alla vita claustrale non avrei avuto niente da ridire. Avrei rispettato totalmente la loro scelta e sarei stato davvero felice per loro”.

Ma quello stesso desiderio espresso dalla sua adorata Nora non riusciva ad accettarlo, non perché pensasse che non si trattava di una scelta nobile, anzi, ma perché egoisticamente pensava che quella scelta di vita gliela avrebbe sottratta per sempre. Il periodo successivo è stato un tumulto dell’animo, Wenke era combattuto tra la razionalità che gli imponeva di pensare che quella della figlia era la scelta giusta e l’emotività che lo spingeva a trattenerla con lui (non è forse lo stesso tipo di sentimento che prova ogni genitore quando un figlio diventa indipendente?).

Sebbene l’istinto lo portasse a impedire a Nora di andarsene, il giornalista ha deciso di non frapporsi ed ha lasciato partire la figlia per un periodo di prova al monastero delle suore passioniste St. Joseph nel Kentuky. Wenke dopo un ‘attenta riflessione aveva compreso che bloccarla sarebbe stata un’ingiustizia, un tentativo di manipolazione frutto dell’egoismo, in quel momento ha capito il suo errore: “Il pensiero mi ha fatto inorridire. Ho preso anch’io in considerazione la vita religiosa, e come mi sarei sentito se qualcuno mi avesse intrappolato a livello emotivo, evitando che compissi una scelta libera sulla mia vocazione e sul mio stile di vita? So che avrei potuto essere risentito con quella persona, e avrei provato dolore per non aver risposto alla chiamata del nostro amorevole Signore”.

Quando Nora è tornata dal periodo di prova il giornalista era al settimo cielo, aveva nuovamente la possibilità di stare con la figlia. Durante i primi giorni di permanenza di Nora a casa il ragionamento che lo aveva portato ad accettare la sua scelta era stato nuovamente sopraffatto dal desiderio di averla con se. Ma quella speranza è stata spezzata dalla stessa ragazza che un giorno gli ha confessato che quella non era più la sua vita e che era giunto il momento di andare via.

Wenke si sentiva offeso, distrutto, ma non ha mai fatto presente questo sentimento alla figlia, decidendo di pregare affinché Dio gli permettesse di essere felice per lei. Il giorno dell’addio è stato foriero di forti emozioni, la depressione per la perdita della figlia era così forte che il giornalista ha deciso di trovare conforto nella Bibbia e miracolosamente ha trovato giusto le parole che gli servivano:

“E poi è arrivato il 27 luglio. Il Vangelo era perfetto per quella giornata – riguardava il fatto di trovare la perla preziosa e di comprare il campo per possedere il tesoro. Nora aveva trovato il suo amore per il Signore e il desiderio di dare tutto a Lui e di essere totalmente posseduta da Lui!

Mia figlia è un tesoro singolare… questa “perla” sarà unita alla fila di perle preziose [in questa comunità passionista di clausura]. Ogni perla è unica; non è che una sia più bella dell’altra. Tutte concorrono a rendere completa la catena.

Ho riflettuto su quella lettura e ho osservato con gioia, stupore e reverenza la felicità di Nora per il fatto di tornare in convento. Nulla poteva incrinare la gioia, la pace e l’entusiasmo visibili che sembrava sperimentare”.

Wenke ha continuato a pregare per la serenità dell’animo ed alla fine Dio gliel’ha data. Quella serenità è stata anche lo spunto per un articolo che fosse insieme un esempio ed un appiglio per una sana riflessione. Infatti alla fine chiede ai lettori: “State operando un discernimento? Vostra figlia o vostra nipote o qualche altra persona cara sta pensando di abbracciare una vocazione religiosa? Se è così, state incoraggiando la sua libera scelta o state solo difendendo i vostri sentimenti e avete paura del sacrificio?”, anche noi vi lasciamo a queste riflessioni nella speranza questo esempio vi faccia capire che è giusto assecondare il volere di un figlio, anche e sopratutto se comporta una rinuncia che lo avvicina a Dio.

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